Sì alla centrale del gas, Sulmona e l'Abruzzo contro il governo

Monta la protesta contro la Delibera del Consiglio dei ministri. Il sindaco di Sulmona si dimette. Il governatore D'Alfonso: «Ricorreremo al Tar».  La senatrice Pezzopane: «Il governo ci ripensi»

SULMONA. Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni, ha deliberato «la condivisione dei pareri favorevoli, con condizioni, espressi in conferenza di servizi nel procedimento di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio nella regione Abruzzo della centrale di compressione gas di Sulmona, proposta dalla società Snam Rete Gas spa».
La delibera «tiene in considerazione la rilevanza energetica e il carattere strategico dell’opera, necessaria per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici a livello italiano ed europeo».
Un primo passo anche per la realizzazione del metanodotto da sempre osteggiato da Sulmona e dagli altri centri della Valle Peligna. La centrale di compressione sarà costruita fra Case Pente, Case San Mariano e Colle Savente, in un’area di 12 ettari. Nella struttura, così come da progetto, sorgeranno tre turbocompressori meccanici da 11 megawatt l’uno, alti 10 metri, oltre a tre caldaie e a un camino di 14 metri. Il metanodotto correrebbe invece per 687 chilometri da Massafra a Minerbio, passando appunto per il Centro Abruzzo. Solo il primo tratto, al momento, è stato realizzato, da Biccari a Massafra.

Di recente, l’esplosione nella centrale del gas di Baumgarten, in Austria, aveva fatto riesplodere le polemiche. I primi a tornare a sottolineare la pericolosità di impianti del genere e soprattutto del metanodotto che si vorrebbe costruire sono i comitati cittadini per l’ambiente.

IL MURO DELLE PROTESTE. Il via libera del Consiglio dei ministri ha rialimentato le proteste. Il sindaco di Sulmona Annamaria Casini si è dimessa. «Sulmona è stata violentata dal cinismo della politica e dei partiti - spiega in un video postato sulla sua pagina facebook  - non possiamo accettare e non accetteremo questo vilipendio contro il nostro territorio. Quello che è accaduto in questo territorio dimostra lo scollamento preoccupante fra le istanze del territorio, la politica nazionale e i partiti. Spero che i miei colleghi sindaci facciano lo stesso».

Il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha preannunciato il ricorso al Tar. Antonella Di Nino, sindaco di Pratola Peligna: «Davvero un bruttissimo regalo di Natale, uno schiaffo a un territorio sofferente, mortificato ancor di più da una scelta che va contro le sue caratteristiche e le sue vocazioni. Una politica sorda e arrogante ha prodotto un atto grave che ci rattrista e sconforta tutti».

La senatrice Stefania Pezzopane (Pd): «Questa scelta del CdM è avvenuta in aperta contraddizione con la volontà della regione Abruzzo, ribadita anche ieri dal vicepresidente Giovanni Lolli, presente alla riunione. Voglio rimarcare per l'ennesima volta che l'area individuata per l'impianto ricade in zona ad alto rischio sismico e che proprio dalla commissione Grandi Rischi essa viene considerata come un'area in cui possono accadere eventi sismici di portata rilevante. Il governo ci ripensi, considerando che la Regione già in queste ore sta predisponendo ogni iniziativa anche legale per scongiurare il progetto. In particolare, si valutino altre possibilità, sia come area, sia come impianto».

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