pacentro, storia della seconda guerra mondiale

Salvò il padre dai nazisti L’abbraccio con le figlie

SULMONA. Sono arrivate dagli Stati Uniti per conoscere e ringraziare il figlio di colui che salvò loro padre durante gli anni terribili della Seconda guerra mondiale. Sono le tre sorelle Redden...

SULMONA. Sono arrivate dagli Stati Uniti per conoscere e ringraziare il figlio di colui che salvò loro padre durante gli anni terribili della Seconda guerra mondiale. Sono le tre sorelle Redden Webster, figlie di Samuel, un ex-prigioniero di guerra, fuggito dopo l’armistizio dell’8 settembre dal Campo 78 di Fonte d’Amore, poco fuori Sulmona. Dall’elenco dell’Asc (Allied screening commission), riportato nel libro “Il quarantatrè” di Angelo Maria Scalzitti, è stata subito individuata la famiglia Teodoro De Capite Mancini di Pacentro (in via Madonna di Loreto), che aveva accolto e ospitato Samuel durante la guerra. È stato contattato il nipote di Teodoro, Vincenzo De Capite Mancini, che si è subito adoperato chiamando lo zio Raffaele di 85 anni. Così le tre sorelle Nancy, Joanne e Mary Webster sono andate a Pacentro per incontrare la famiglia De Capite. Sono scese sui volti delle tre donne lacrime di emozione e gioia mentre Raffaele le ha accompagnate al campo dove lui, appena 14enne, incontrò la prima volta il loro papà, portandolo poi a casa sua, dove rimase ospite per una quarantina di giorni. Ai primi di novembre del 1943, insieme a un gruppo di ex prigionieri, partiti dal fondovalle di Pacentro, Samuel ha affrontato il percorso fra le montagne abruzzesi che durante la Seconda guerra mondiale conduceva alla linee alleate. Viaggio che ogni anno studenti e professori ripercorrono grazie all'iniziativa del Sentiero della libertà. Attraverso questo percorso trovarono la salvezza e la libertà migliaia di ex prigionieri e perseguitati, alcuni dei quali fuggiti dal campo di prigionia sulmonese. Durante quel periodo, molti peligni nascosero nelle proprie abitazioni quei prigionieri che erano riusciti a fuggire, rischiando la propria vita e quella dei familiari. Di notte li accompagnavano sul sentiero, dove si univano ai partigiani della Brigata Maiella e raggiungevano Casoli. Dietro le atrocità della guerra si nascondono anche gesti di solidarietà. (f.p.)

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