Santa Chiara, dagli scavi spuntano tombe e fornaci

All’interno dell’antico monastero centinaia di reperti di ceramica e sepolture L’enorme quantitativo di manufatti recuperati verrà esposto in un museo

L’AQUILA. Due fornaci ottocentesche, una più grande e una minore, con un’inaspettata e vasta produzione di ceramica che potrebbe presto dare vita a un museo. Ma anche un «sacello-colatoio» del XVII-XVIII secolo per la mineralizzazione degli scheletri e sepolture con resti di donne e bambini. Un altro importante «tassello» per ricomporre il difficile puzzle del passato della città è emerso durante lo scavo archeologico all’interno dell’antico monastero, oggi convento, di Santa Chiara. Le indagini sono partite nel 2011 sotto la direzione scientifica del professore Fabio Redi, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica, e in particolare con la dottoressa Rosanna Tuteri e col ministro provinciale dei Cappuccini, padre Carmine Ranieri. Lo scavo, realizzato dalle archeologhe Tania Di Pietro e Luigina Meloni, grazie anche al finanziamento del gruppo Edimo, ha portato alla luce testimonianze importanti del passato del convento.

FORNACE. Già negli anni scorsi erano emersi dal terreno centinaia di reperti di ceramica ottocentesca e una fornace di grandi dimensioni. «Nell’ultimo scavo all’interno delle cantine è stata rinvenuta un’altra piccola fornace. Si tratta di ambienti quadrangolari in laterizio che dovevano servire alla cottura di manufatti di ceramica», spiega Redi, «le caratteristiche strutturali e tecniche consentono di riferirli alla nota tipologia del forno a respiro castellano, tipico del territorio di Castelli, dove la lavorazione della ceramica è da sempre un elemento fondante dell’economia».

Il rinvenimento, di estremo interesse storico, rappresenta un unicum dal punto di vista archeologico, in quanto sia l’ingente quantitativo di manufatti recuperati (migliaia di esemplari ai vari stadi di lavorazione) che la consistenza dei resti del forno non trovano precedenti nel resto d’Italia, neanche nello stesso territorio di Castelli. Proprio per questo si sta pensando alla realizzazione di un museo, con l’esposizione delle ceramiche rinvenute.

SEPOLTURE. I lavori si sono soffermati anche nel coro della chiesa. Sotto la pavimentazione è stato trovato un «sacello-colatoio» funzionale alla mineralizzazione dei resti scheletrici. «Una struttura di forma rettangolare in pietra. All’interno del vano la mineralizzazione delle ossa avveniva adagiando il corpo del defunto su un sistema di quattro travi lignee», continua il docente. «Il sacello è ascrivibile alla tipologia del colatoio orizzontale a distesa: rudimentale, semplice tecnica di trattamento dei corpi per il raggiungimento della stabilità minerale delle ossa, finalizzata al controllo del processo di decomposizione». All’interno del sacello sono state trovate ossa di almeno otto individui adulti di sesso femminile, identificabili, sulla base dei brandelli di saio ancora parzialmente conservati, con le suore del monastero. Non mancano, però, modalità di deposizione più comuni come le inumazione singole in semplice fossa e quelle in casse di legno. Da quanto appare nello scavo, le suore dovevano essere deposte con un corredo personale. Importante anche il rinvenimento delle ossa di due bambini, forse adottati dal monastero con il meccanismo della ruota o appartenenti alla scuola per intraprendere la vita ecclesiastica.

Michela Corridore

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