Saviano: parlai invano di infiltrazioni all'Aquila

Dopo gli ultimi scandali legati alle presunte infiltrazioni criminali nella ricostruzione post-sisma, lo scrittore ricorda sul suo sito che più volte intervenne sull’argomento senza venire ascoltato

«Nel 2009 parlavo d’infiltrazioni camorriste nella ricostruzione dell’Aquila, m’accusarono di essere visionario». Così Roberto Saviano sul suo sito commenta l’ennesimo episodio di infiltrazione criminale. «Ricorderete quella scena del film Gomorra in cui Servillo (lo stakeholder) e Paternoster (Roberto) sfrecciavano a bordo di un aliscafo tra i canali di Venezia», esordisce. «Poteva sembrare un artificio narrativo, una pittoresca trovata e invece ripensiamo a quella scena oggi, dopo l’arresto di Raffaele Cilindro, imprenditore edile di San Cipriano d’Aversa impegnato negli appalti per la ricostruzione post terremoto». Saviano spiega che Cilindro a Venezia ci andava per riciclare i soldi del clan dei Casalesi con cui ha intrattenuto negli anni rapporti strettissimi.

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«Cilindro faceva da tramite tra il vertice del clan e gli affiliati, e dalle intercettazioni telefoniche emergono dettagli sulle infiltrazioni del clan dei casalesi negli appalti per la ricostruzione dell'Aquila. Il sistema è sempre lo stesso, ovvero quello dei subappalti che, se nelle opere pubbliche godono di maggior controllo, nel settore privato sono un vero e proprio far west».

«Eppure tutto questo non stupisce. Ne ho scritto nel 2009, quando andai all’Aquila nei giorni che seguirono il terremoto, ne ho parlato in televisione in prima serata nel 2010 a Vieni via con me. E, oggi più che mai, il business della ricostruzione privata è tra i più appetibili per le organizzazioni criminali. Negli ultimi due anni sono state interdette a l’Aquila 9 imprese vicine alla criminalità organizzata: due impegnate nella ricostruzione pubblica e sette in quella privata».