«Scempio ad Amiternum»

Cialone (Italia Nostra): l’area assediata dal cemento

L’AQUILA. «Mentre riaprono le catacombe di San Vittorino e sempre nuove scoperte arricchiscono l’area archeologica di Amiternum, si continua a intervenire con asfalto e cemento sulla zona». A denunciare la situazione è il rappresentante locale di Italia Nostra Giovanni Cialone, che si scaglia soprattutto contro la prossima realizzazione della bretella alla statale 80, di poco più di un chilometro, che dovrebbe passare immediatamente a ridosso del teatro romano dell’antica città, secondo un progetto dell’Anas. Uno “scempio”, per Cialone, che si aggiungerebbe ad altri. «Nella zona già fa brutta mostra di sé il mastodontico capannone realizzato dalla scuola edile», spiega. «Intanto, sembra siano ormai disponibili i finanziamenti per la variante dell’Anas che taglierà la zona archeologica in due parti». Insomma, altro che “parco Archeologico di Amiternum” dedicato a Thomas Ashby, archeologo e fotografo che frequentò questi luoghi all’inizio del Novecento. «In barba al divieto espresso di realizzare qualsivoglia tipo di strada nelle aree in zona A1 del piano regionale paesistico “Ambito Fiume Aterno”, negli anni passati prima lo Stato per l’emergenza del G8, poi l’Anas e poi ancora la Provincia dell’Aquila hanno progettato e si sono visti approvare senza colpo ferire due bretelle che passano entro la zona di conservazione integrale», dice Cialone. «A quella sulla statale 80, infatti, va aggiunta la strada provinciale progettata in località Torroncino e località Grottoni (sistemazione della strada di collegamento via delle Fiamme Gialle). Entrambe su un’area delicata e notissima per i copiosi reperti restituiti». Le strade progettate, infatti, secondo l’ambientalista, interromperebbero sia la continuità archeologica e sia la continuità paesaggistica della zona. «Quella dell’Anas, che passerà a meno di 40 metri dal teatro e tra quest’ultimo e il grande monumento funerario noto come “Sant’Antonigliu”, distruggerebbe un frammento ancora leggibile del paesaggio agrario costruito e negherebbe la continuità archeologica tra la parte della città romana in basso e l’emergenza archeologica sul colle di Jereone rappresentata dai resti del castello medievale che poggiano su murature romane», continua Cialone. «Agli aspetti storici e archeologici vanno, inoltre, aggiunti anche quelli naturalistici come la presenza accertata nell’area del capriolo e di altri mammiferi». Condizioni che tuttavia sembrano non essere sufficienti a bloccare i lavori. «Secondo la documentazione in nostro possesso», conclude l’esponente di Italia Nostra, «i fondi ormai ci sono e il rischio è che presto si parta con i lavori. Chiediamo a tutti gli enti interessati di farsi carico della vicenda, prima che sia troppo tardi».

Michela Corridore

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