Schirò: solo nel 2015 il vecchio tribunale riaprirà i battenti

Il presidente della Corte d’Appello: i risultati conseguiti non sono stati conformi alle nostre aspettative

L’AQUILA. L’illusione di poter riattivare il Palazzo di giustizia di via XX Settembre in tempi rapidi, dopo le speranze cullate fino a qualche mese fa, è stata vanificata dalle parole del presidente della Corte d’Appello Stefano Schirò, il quale ha affermato che non ci si potrà rientrare prima del 2015 e ci si dovrà contentare degli uffici provvisori di Bazzano che risultano essere inadeguati alle necessità nonostante la costruzione di manufatti aggiuntivi.

«Nella relazione sull’amministrazione della giustizia per il 2011», ha detto Schirò in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, «il presidente vicario della Corte annunciò l’avvio della cittadella giudiziaria al centro della città comprensiva anche del vecchio palazzo di giustizia di via XX Settembre, da recuperare previa demolizione delle parti pericolanti con ultimazione prevista entro il 2012. Tuttavia i risultati concreti conseguiti non sono conformi alle aspettative in quanto è imminente l’ultimazione soltanto di un’ala del complessivo fabbricato che però è insufficiente a ospitare tutti gli uffici ubicati nella sede di Bazzano e che, in ogni caso, potrà essere agibile e funzionante non prima dell’autunno del prossimo anno, mancando ancora la realizzazione degli impianti tecnologici collocati, secondo progetto, nell’altra ala del fabbricato, i cui lavori non hanno avuto inizio essendo in corso i necessari lavori di demolizione dell’intero fabbricato preesistente e potranno essere portati a termine, se tempestivamente intrapresi, entro la fine del 2014».

È comunque allo studio la possibilità di installare i menzionati impianti tecnologici nella sede del corpo di fabbrica ancora da edificare prima della completa ultimazione di tale edificio non appena realizzate le fondazioni e completato il piano terra destinato ad accogliere i necessari apparati.

Ma, nonostante gli annunci di qualche tempo fa, che non fosse agevole restaurare quel palazzo, era cosa nota in quanto malridotto. Tanto che, se il sisma si fosse verificato di mattina, vi sarebbero state conseguenze molto gravi anche in quell’immobile oltre che in quelli circostanti, come avvenuto. Come fosse ridotto dopo il sisma lo hanno toccato con mano molti cancellieri e anche qualche magistrato i quali, poco dopo il crollo, vi si sono introdotti, scortati dalla polizia giudiziaria e dai vigili del fuoco, per recuperare atti. Inoltre negli anni Novanta il Palazzo di giustizia fu seriamente danneggiato da un grosso incendio dalla natura mai accertata. Conseguenza di questo fu che non risultò possibile celebrarvi per diverso tempo la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Come se questo non bastasse, sotto il palazzo di giustizia, in occasione di lavori di ampliamento precedenti al sisma, fu trovata dell’acqua, circostanza che rallentò non poco le operazioni previste dagli ingegneri. Va da sé che il palazzo, nonostante fosse stato realizzato alla fine degli anni Sessanta in cemento armato, ha lasciato molto a desiderare in relazione alla tenuta statica anche se la magistratura non ha mai aperto alcuna inchiesta al riguardo come è stato fatto per altri palazzi coevi.

Ma c’è dell’altro. «Sono previsti», ha aggiunto il magistrato, «come comunicato a questa presidenza dal sindaco dell’Aquila, il completamento e l’ultimazione dei lavori di edificazione da parte del Comune, in un’area adiacente a quella del Palazzo di giustizia, di un corpo di fabbrica che potrebbe essere utilizzato anche per ospitare gli uffici destinati ad accogliere magistrati, personale amministrativo e avvocati del tribunale di Avezzano e Sulmona vicini alla soppressione e all’accorpamento con il tribunale dell’Aquila, in base a un recente provvedimento di revisione delle circoscrizioni giudiziarie che troverà attuazione nel distretto abruzzese soltanto nel 2015 decorso un triennio dalla sua entrata in vigore».

Tornando agli edifici del tribunale situati nella frazione di Bazzano, essi sono stati oggetti di critiche e preoccupazioni, un paio di anni fa, per via della presenza di molte antenne, giudicate troppo vicine ai manufatti.

Ci furono delle proteste manifestate in assemblee sindacali ma, a fronte di dati rassicuranti dell’Arta (che non hanno convinto tutti gli addetti ai lavori), la polemica è cessata anche per via del fatto che, comunque, non vi era alcuna alternativa credibile a quei fabbricati, un tempo sede della Guardia di finanza.

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