Scoperta casa del sesso in pieno centro 

La Procura allontana da Avezzano una 46enne che gestiva sudamericane, donne dell’Est e trans: tariffe fino a 70 euro

AVEZZANO. Nadia la sudamericana arrivava da Cuneo. Jessica la russa da Viterbo. Sono due delle donne chiamate a prostituirsi nella casa del sesso scoperta dalla polizia al civico 22 di via Sabotino ad Avezzano, nella zona della stazione ferroviaria. Nomi e dettagli che emergono dalle intercettazioni della squadra Mobile e da un’inchiesta che all’Aquila aveva portato alla scoperta di un affittacamere B&B a luci rosse sulla Statale 17.
Inchiesta partita nell’ottobre 2015, durata circa 8 mesi e sfociata lo scorso marzo negli arresti di Agostino Di Carlo, 68 anni, e Giuseppe Cerasoli, 69, il primo di Vigliano di Scoppito e l’altro residente all’Aquila ma originario di Ginosa (Taranto).
Proprio dalle intercettazioni sul telefonino di Cerasoli sono emersi contatti con una 46enne originaria dell’isola di Santo Domingo che gestiva la casa di appuntamenti ad Avezzano. Si tratta di Firgia Dipre Nova e per lei il gip del tribunale marsicano, Francesca Proietti, ha emesso un provvedimento di divieto di dimora ad Avezzano con l’accusa di sfruttamento della prostituzione. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Guido Cocco, mentre le indagini sono state portate avanti dalla sezione criminalità diffusa della Mobile dell’Aquila diretta da Tommaso Niglio.
Dopo il blitz dell’Aquila, è stato accertato che la casa del sesso di Avezzano aveva continuato la propria attività. Dal monitoraggio dei siti web è stato accertato che l’attività nella casa di via Sabotino era reclamizzata da specifici annunci su “Bakeca Incontri”. Foto e video delle persone che si prostituivano cambiavano periodicamente, così come i contatti telefonici. Non solo donne, ma anche transessuali. Secondo la ricostruzione della Mobile dell’Aquila, Firgia Dipre Nova aveva affittato l’appartamento nelle vicinanze della stazione di Avezzano mettendolo a disposizione di prostitute e transessuali, italiani e stranieri, in grado di ricevere dai clienti un compenso che oscillava tra i 50 e i 70 euro, a seconda della prestazione richiesta. La donna domenicana ricavava dalla messa a disposizione dell’appartamento di prostituzione circa 40 euro al giorno da ciascuna prostituta e transessuale.
Nel corso delle indagini è emersa una collaborazione in materia di sfruttamento della prostituzione tra la donna e Cerasoli, l’aquilano già raggiunto da misure cautelari per i medesimi fatti. Quest’ultimo, per far fronte alla domanda proveniente da prostitute e transessuali e sempre stando alle accuse, nel momento in cui non aveva la disponibilità di appartamenti all’Aquila da mettere a disposizione, dirottava i suoi clienti dalla donna domenicana ad Avezzano.
Sia Di Carlo che Cerasoli avevano patteggiato subito un anno e mezzo di reclusione per favoreggiamento della prostituzione. Per entrambi il gip Giuseppe Romano Gargarella aveva accolto la richiesta dopo il parere favorevole del pm Stefano Gallo.
La posizione della donna della Repubblica Dominicana che operava nella Marsica era stata stralciata e affidata al pm Cocco.
Cerasoli aveva ammesso di avere dato un limitato contributo all’attività della prostituzione in quanto momentaneamente costretto da uno stato di bisogno e difficoltà economiche e lo stesso Di Carlo non aveva negato il suo ruolo nell’attività contestata dal pm Gallo.
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