«Se aumenta la Tari cittadini pronti allo sciopero fiscale»

I consiglieri Di Cesare e Vittorini sulle barricate Pezzopane: «Un errore nel decreto, lo correggeremo»

L’AQUILA. Potrebbe essere un errore, come lo ha definito qualcuno, un sabotaggio, secondo altri, ma se non si pone rimedio al tanto atteso decreto Enti locali, la stangata per le famiglie e le imprese aquilane è dietro l’angolo. Trecento euro l’anno di aumento per una famiglia media, 750 per un bar di modeste dimensioni, 1000 per un ristorante, senza parlare delle punte da 7-8000mila euro per i proprietari di locali più grandi. A calcolare il peso della scure che si abbatterebbe sui cittadini, se il Comune dovesse essere costretto a “rivisitare” ancora al rialzo l’aliquota della Tari (fino ad arrivare al 50%), sono stati ieri mattina i consiglieri comunali Ettore Di Cesare e Vincenzo Vittorini. «Se aumenta di nuovo la Tari», hanno detto durante una conferenza stampa, «i cittadini hanno il sacrosanto diritto alla disobbedienza fiscale». La batosta, salvo correttivi che al momento appaiono assai poco praticabili, non fosse altro che per una ragione di tempo, potrebbe arrivare già entro la fine di luglio, termine ultimo per adeguare l’aliquota. «Gravare così sulle famiglie è una cosa tutt’altro che banale, vista la situazione sociale ed economica in cui versa la città. Per non parlare delle imprese, perché una cartella da settemila euro può fare la differenza tra chiudere o restare aperti. All’Aquila», hanno aggiunto i due consiglieri, «paghiamo la Tari più alta d’Italia, con un servizio di igiene urbana che è tra i peggiori. L’aumento sarebbe ingiusto, iniquo, e crediamo che stavolta i cittadini non se lo debbano accollare. Diciamo che, se ci sono stati errori, questi si devono rimediare: non possono ricadere su cittadini e imprese». Per rimediare, secondo Di Cesare, si potrebbe agire con un altro atto normativo che ripristini i 3,5 milioni ancora “latitanti” (il resto è già stato reperito con il precedente aumento) oppure con un emendamento in sede di conversione del decreto. Ma quest’ultima ipotesi è rischiosa, perché il parlamento ha 60 giorni di tempo per convertire il decreto, e per L’Aquila sarebbe troppo tardi, alla luce della scadenza imposta del 31 luglio.

«Nel decreto Enti locali», afferma invece la senatrice Stefania Pezzopane, «ci sono i 17,5 milioni per i bilanci dei comuni del cratere. Uno straordinario risultato politico, non del tutto scontato, che siamo riusciti a ottenere anche grazie a un governo attento alle esigenze del territorio. Tuttavia, nel testo approvato, c’è un errore tecnico, banale ma pericoloso, forse creato da qualche distratto burocrate. Errore che verrà prontamente sanato. Una soluzione è predisporre un emendamento per modificare il decreto in fase di conversione. Il testo è già pronto e l’ho già inviato al mio collega della Camera Antonio Castricone, perché l’iter inizierà alla Camera. Un’altra soluzione è verificare la possibilità di inserire lo stesso emendamento in un altro decreto del governo, che magari venga approvato prima di quello riferito agli enti locali».

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