«Sisma a parte, a lavori come stiamo?»

Poche ore dopo il disastro primo dialogo tra gli amici dei clan e l'aggancio aquilano

L'AQUILA. «Lascia perdere il terremoto, ma a lavori, adesso, là, come funziona?». Sembra proprio di averle già sentite queste parole. Stavolta non sono Piscicelli e Gagliardi. Si chiamano Gallo e Cerasoli. Il 7 aprile («si badi bene, pochissime ore dopo la catastrofe», scrive il gip nell'ordinanza), Michele Gallo, imprenditore considerato strettamente collegato al clan dei Casalesi, parla al telefono con l'amico aquilano: «Ma i lavori li riusciamo a fare o no?». Ecco le intercettazioni.

«LASCIA PERDERE». Michele Gallo parla con Antonio Cerasoli: «Ora lasciamo perdere i...i...quello che è successo...dico ma a livello di lavoro ora come funziona? Il suo corrispondente aquilano risponde prontamente: «Dobbiamo aspettare un attimo, penso una...una settimana dieci giorni per vedere come...come seguitano queste cazzo di scosse anche perché poi bisogna vedere anche...eh..come alloggiare praticamente Agostino (Mastroianni, altro indagato, ndr) e gli altri...». Alloggiare Mastroianni e gli altri significa, per l'accusa, preparare uno sbarco all'Aquila in grande stile, per lanciarsi negli appalti del post-terremoto. Nel dialogo del 7 aprile, finito alle orecchie degli investigatori, i due discutono di un problema molto serio. Gallo si chiede come fare un bonifico a favore di Cerasoli a causa del danneggiamento delle sedi di moltissime banche aquilane. Pertanto i due decidono di vedersi il 9, «giorno in cui il primo consegnerà al secondo, in contanti, la somma richiesta». Soldi sulle macerie fumanti.

«A OCRE SI PUÒ FARE». A Gallo interessa partire subito. «Ma voi come state..come state situato...riusciamo a fare i lavori o no?». Cerasoli: «Sì...sì, a farli sì, si può fare anche per la zona di Ocre è stata quella meno colpita, proprio non...eh...non...non ci stanno problemi là...grosso modo insomma al 90 per cento ora non è che uno...». Il campano incalza: «No, dico lì, a fare i lavori lì...voi...noi...c'abbiamo come fare, no? A questo punto Cerasoli replica risoluto: «Ah, sì! Poi tra l'altre cose non è un problema...anzi dopo ti spiego pure a voce quello che... che dobbiamo fa'». E l'altro: «Giovedì mattina vi porto pure i soldi. L'importante è che voi...okay...dottò?». «Sì, sì, ma non ti preoccupare, ok?».

I SOLDI. I rapporti tra i due sono antecedenti al terremoto. Il 3 febbraio 2009 Cerasoli chiama Gallo e gli chiede: «Senti un po', eh...mi servirebbero altri 4mila...me lo puoi fare sullo stesso conto?...eh...poi mi fai fare il solito fax così almeno metto a posto un'altra cosa». Poi gli fa presente che a breve provvederà a restituirgli dei soldi: «Aspetto di sapere qualcosa di quegli altri 92mila euro» erogati da un ente pubblico «tra cui te li ridò sicuramente quei 30 che avevamo fatto, poi l'altro lo vediamo...». Cerasoli annuncia, in un'altra telefonata, la trasmissione di un documento che attesta «lo stato di avanzamento, già preparato per 68mila euro. Poi sto a preparare tutto un discorso della ricostruzione di qua...».

AD ATELETA. Lavori a Ocre ma anche nella zona dell'Alto Sangro, zona d'influenza delle famiglie dei principali indagati che vi avevano acquistato degli immobili. Il 13 aprile 2009 Gallo dice al cognato Giuseppe Pagano, indagato: «Senti, dovremmo andare a vedere un lavoro domani sempre qui vicino Ateleta...e bisogna fare...tutte cose di marciapiedi...sono centottantamila euro di lavoro, questi hanno dato tutto...tutte le cose in mano a lui, al dottore Cerasoli, ora, eh...diciamo...teniamo un appuntamento domani mattina, vuoi venire anche tu? Ti porto anche a te?». Pagano risponde: «Domani mattina sono un po' impegnato...». Gallo: «Non incominciare ad andare da nessuna parte perché tu mi servi a me, ok?». LA GAM. Gallo incalza Cerasoli sulla società da formare per prendere lavori post-sisma. «Vi volevo dire una cosa, voi incominciate a trovare l'ufficio dove...diciamo possiamo fare la sede operativa...eh...incominciate a trova'...che io la settimana prossima, vengo pure io sopra no? Così porto tutto il cartaceo... e facciamo...d'accordo? Ciao, dotto'». Cerasoli: «Eh...certo...certo».

GLI ASSEGNI CAMBIATI. Antonio Cerasoli è accusato anche di aver cambiato svariati assegni nelle banche aquilane per conto dei Casalesi. Gallo, parlando al telefono con Agostino Mastroianni, si lamenta che, come ricompensa per il favore, l'aquilano chieda dei regali. «Quello va trovando il regalo quando cambia l'assegno capisci a me...quell'altro va cercando quello ma cosa ha capito questo ora noi gli abbiamo fatto prendere il vizio compare a questo... ora se ne sta approfittando». In un'altra circostanza, invece, è Gallo che rende un favore a Cerasoli. Quando un assegno emesso dall'abruzzese risulta privo di provvista, per evitare la segnalazione di Cerasoli alla Centrale allarme interbancaria (e dal momento che ha la disponibilità del conto corrente intestato a Cerasoli, di cui si serve per muovere proprie, ingenti somme di danaro), Gallo si dichiara disponibile a fare un bonifico in favore a copertura dell'assegno.

IL LANCIANESE. Un altro cambiatore di assegni è il lancianese Maurizio Giallonardo, per l'accusa prestanome di diversi affiliati al clan. Giallonardo riempiva il suo conto in banca coi soldi di Gallo col quale si lamenta: «Eh, un paio di coglioni me so' preso...gli spicci...due-tremila euro..un mi..un milione di euro de assegni, un milione d'euro, al 10% dovrei tenere centomila euro...Dobbiamo parlare: non andiamo bene così».

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