Sisma, Bertolaso si difende: "Morti per le case fatte male"

L'ex sottosegretario si difende e sfida la procura dell'Aquila: datemi l'ergastolo, non ho paura

L'AQUILA. «Beh, allora datemi l'ergastolo. Non ho paura. Chi fa le case male uccide la gente». Prima sorride poi stringe la mascella Guido Bertolaso che in tv respinge l'accusa di omicidio colposo che la procura dell'Aquila potrebbe contestargli dopo le intercettazioni.

LA DIFESA. L'ex sottosegretario ed ex capo della Protezione civile, ministro mancato, torna a parlare dell'Aquila a «Ma anche no» di La7, con Antonello Piroso che gli fa riascoltare la telefonata con l'ex assessore Stati. Poi gli legge gli esposti che ipotizzano l'accusa di omicidio colposo per le «rassicurazioni». A quel punto Bertolaso esplode. «Datemi l'ergastolo! Cos'altro posso dire? Sembra che da quel salvatore della patria che ero fino a 24 mesi or sono, ora non vi sia problema, tragedia o incidente che non debba essere imputato alla mia persona. Lo trovo esagerato e ingiusto».

LE TELEFONATE. Poi ripercorre la storia di quelle telefonate. «Si tratta di intercettazioni dell'inchiesta per il G8 per cui sono stato rinviato a giudizio. Il mio telefono è stato intercettato per 3 mesi. Non è stato trovato neanche un secondo in cui io potessi essere coinvolto in qualcosa. Certo, a dover leggere ogni giorno contro di me anche le falsità più orribili ci si sente malissimo. Però lo sapevo che sarebbe finita così perché ero troppo popolare per essere accettato, sopportato e tollerato dalle realtà forti e potenti di questo paese. Nel 2009, secondo un sondaggio ero addirittura terzo per popolarità dopo Obama e il presidente del Consiglio. Poi Berlusconi ci ha messo anche del suo dicendo che mi avrebbe fatto ministro. Io avevo chiesto di andare in pensione da marzo 2009 perché sapevo che prima o poi sarei finito male, poi c'è stato il terremoto e sono dovuto rimanere. Sono finito in questa vicenda. Sapevo che ci sarebbe stata, ma non immaginavo che ci sarebbe stata gogna mediatica feroce e inaudita a 2 anni di distanza. Andrò in tribunale all'Aquila da testimone o da indagato. Mi aspetta un comitato di accoglienza. Cos'avrei dovuto fare? Evacuare tutto l'Abruzzo per 3-4 mesi?».

«HO SBAGLIATO». «Ho sbagliato moltissimo e mi pare di averlo detto spesso. Ho sbagliato anche a far convocare la Commissione grandi rischi perché nessuno mi obbligava a fare quella riunione e far parlare gli scienziati. L'ho fatto per riguardo nei confronti di quelli che oggi mi vogliono denunciare per omicidio colposo e non avevo nessun obbligo».

PRESCRIZIONE. «Io la prescrizione non l'accetterò mai», aggiunge Bertolaso. «Mi incatenerò davanti al ministero. La prima udienza è a fine aprile. Ma i due pm che mi hanno accusato e ottenuto il rinvio a giudizio sono uno a Cesena e l'altro a Venezia. Non c'è nessuno e quindi, siccome non ci sarà nessuno in grado di sostenere l'accusa nei miei confronti qualcuno dirà: "ma io mi devo leggere le carte" e quindi andremo a novembre e così andiamo verso quella prescrizione che io non voglio». Alla fine, un paragone che farà discutere. «Se come nel caso della Concordia si vuol trovare il capro espiatorio per placare la propria coscienza per quei morti...».

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