Snam, braccio di ferro Regione-Governo sul fronte del no / Video

Assemblea a  Sulmona. Si continua a percorrere la strada dell'alternativa di Cupello per la centrale. Lolli: "Nessuna sindrome Nimby, l'alternativa è sempre in Abruzzo"

SULMONA. Scatta il braccio di ferro fra il fronte del no alla Snam e il governo: se non sarà revocata la conferenza dei servizi sulla centrale di martedì prossimo. Gli stati generali che si oppongono al progetto della multinazionale, riuniti oggi al cinema Pacifico, abbandonano la linea morbida e la Regione è pronta a bloccare tutto all'appuntamento del 30 settembre. «Si tratta di materia concorrenziale - ha avvertito il vice presidente Giovanni Lolli - per cui se la Regione dice no si blocca tutto».

Si continua, poi, a percorrere la strada dell'alternativa di Cupello per la centrale. «Noi abbiamo avuto solo contatti informali con Cupello e non poteva essere altrimenti, visto che il Governo ci deve prima dare il via libera - ha aggiunto Lolli -. Nessuna sindrome Nimby, quindi, visto che l'alternativa individuata è sempre nella nostra regione». Presenti rappresentanti istituzionali di Abruzzo, Umbria e Marche, sindaci dei territori attraversati dal progetto, i parlamentari Verini, Melilla, Pelino e Pezzopane, il governatore D'Alfonso, diverse associazioni ambientaliste e comitati

«Non vogliamo perdere in maniera irrimediabile le bellezze dei nostri territori e del nostro ambiente, nè vogliamo che si stabilisca un livello tale di rigidità nel sopra suolo e nel sottosuolo che faccia perdere bellezza a questo ambiente». Ha  poi dichiarato il presidente della giunta regionale. Alla domanda sui motivi che spingono la Regione a chiedere l'annullamento della conferenza dei servizi, il presidente D'Alfonso ha risposto: «Vogliamo che lo Stato non ci consideri dei camerieri». 

«In un momento nel quale la battaglia sta entrando nella fase decisiva c'è bisogno di una grande unità. Unità delle comunità locali, unità della politica, unità delle istituzioni». Lo ha detto il consigliere regionale dell'Umbria, Manlio Mariotti (Pd), intervenuto nell'assemblea organizzata dal coordinamento interregionale 'No tubò, contro la realizzazione del metanodotto Brindisi-Manerbio, sulla dorsale appenninica. «Penso innanzitutto che oltre all'Abruzzo e all'Umbria regioni maggiormente coinvolte nel tracciato di questo metanodotto debbano essere coinvolte anche le altre regioni attraversate. Solo dall'unità delle comunità che sono coinvolte, delle Regioni può prendere forza ancora maggiore un' argomentazione che mi sembra ragionevole: quella di dire prima di fare questa opera si prendano in considerazione ipotesi fattuali diverse». «Non siamo contro lo sviluppo di questo paese - ha proseguito Mariotti - non siamo per tenere in considerazione le ragioni della sua competitività. Però l'idea che tutto questo si possa costruire passando sopra le volontà delle comunità locali, sopra le loro ragioni, e sopra persino la disponibilità di essere convinti che nella battaglia che stanno combattendo magari sbagliano, ecco questo è un elemento di imbarbarimento, di scadimento della qualità della democrazia nel nostro paese che credo non ci aiuti a guardare con ragionevole speranza al futuro».