Sos dalle imprese agricole per indennizzi post-sisma

Il mancato rimborso riguarda 60 aziende che operano nel territorio aquilano Interrogazione parlamentare della senatrice Pezzopane (Pd): soluzioni subito

L’AQUILA. Hanno visto la loro produzione bloccarsi o ridursi drasticamente dopo il sisma del 2009 per i danni subiti ai capannoni, alle stalle, alle attrezzature e oggi sono «in agonia».

Sono i produttori agricoli che non hanno ricevuto aiuti dallo Stato dopo il sisma a differenza delle altre attività produttive e commerciali del cratere. A lanciare una richiesta di aiuto disperata «prima di scomparire», sono dieci allevatori e imprenditori agricoli che non riescono ancora a incassare i soldi necessari al ripristino dei beni danneggiati. In realtà il problema riguarda una sessantina di aziende dislocate in tutto il cratere sismico, ma ad allarmare di più è la situazione di una decina di loro di medie e grandi dimensioni. Al loro fianco la senatrice del Partito democratico Stefania Pezzopane, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Agricoltura Stefano Martina.

«Nonostante nell’ordinanza del 19 maggio 2009 fossero previste misure anche per le aziende agricole danneggiate dal sisma», spiega Pezzopane, «la giunta Chiodi emanò due diversi bandi in contrasto con i dettami del Piano di sviluppo rurale, i quali stabilirono l’obbligo di anticipare tutte le spese per la riparazione dei danni, però senza prevedere l’indennizzo delle attività danneggiate, ma solo un contributo». Intanto i produttori agricoli si sentono soli ad affrontare una situazione economica drammatica.

«Un’ingiustizia, una disparità di trattamento rispetto ad altre attività che invece hanno avuto il totale ristoro dei danni», denuncia l’allevatore Americo Pezzopane. «Prima del sisma io e la mia famiglia facevamo una vita dignitosa, adesso la mia azienda è in agonia». Stessa situazione, tra gli altri, anche quella di Cesidio Gualtieri, che aveva un fatturato di 100mila euro prima del 2009 «sceso a 40mila».

Una vicenda complessa. Dopo il terremoto, l’assessorato regionale all’Agricoltura anziché prevedere un meccanismo basato sugli indennizzi, come fu fatto per tutte le altre imprese con rimborsi fino all’80% del danno, scelse la strada dei bandi di finanziamento per gli investimenti: le aziende dovettero anticipare i soldi di tasca propria. Una parte consistente di esse si è esposta con le banche per anticipare l’investimento, indebitandosi. Un’altra parte, invece, non ha neppure iniziato. L’attuale giunta regionale ha riconosciuto l’errore e sta cercando di correre ai ripari con correttivi come l’abbassamento del coefficiente dell’anticipazione, per facilitare le aziende. Alcune si sono risollevate, altre versano tuttora in difficoltà. La Regione sta valutando la creazione di un fondo che faccia da garanzia nei confronti delle banche.

Marianna Gianforte

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