Spuntano intoppi sull’insediamento di Accord Phoenix

Invitalia non ha dato il via libera al piano di investimenti La nuova azienda dovrebbe ricollocare 134 lavoratori

L’AQUILA. Il piano industriale è stato presentato in Comune nel mese di luglio. Le selezioni per l’assunzione dei primi 134 lavoratori erano state annunciate per il mese di ottobre. L’attività produttiva sarebbe dovuta partire a gennaio 2014. Nel mezzo, il parere finale di Invitalia al piano di investimenti, che doveva arrivare entro settembre. Ma il sì definitivo all’insediamento della Accord Phoenix all’interno del polo elettronico ancora non c’è. Si allungano quindi i tempi e cresce l’attesa dei tanti ex dipendenti del sito industriale, in cassa integrazione o in mobilità, che dovrebbero avere la priorità nell’essere ricollocati dall’azienda. Il nodo da sciogliere riguarda l’investimento di 60 milioni, necessari per realizzare all’Aquila, nei capannoni dell’ex Finmek, una fabbrica specializzata nello smaltimento di rifiuti elettronici, provenienti da computer, cellulari e simili. Dei 60 milioni, in base al piano industriale, 40 sarebbero a carico dell’Accord Phoenix e altri 20 dovrebbero provenire da contributi pubblici, precisamente dai fondi Cipe per la ricostruzione. Per questo, il progetto è stato passato ai raggi X da Invitalia, a cui spetta l’ok finale. Per il buon esito della verifica mancherebbe ora solo un passaggio: l’azienda, secondo quanto riferito ai sindacati dall’ex parlamentare Giovanni Lolli, che sta seguendo l’operazione con il sindaco Massimo Cialente, deve fornire le dovute garanzie rispetto alla sua fetta di finanziamento, cioè ai 40 milioni che deve mettere di tasca propria, per poter accedere ai 20 milioni del Cipe. «È chiaro», spiega Gino Mattuccilli della Fim, «che Invitalia, prima di dare il via libera al contributo pubblico, vuole avere garanzie sui fondi aziendali. Garanzie che ci auguriamo siano fornite al più presto. Se questa fabbrica deve aprire all’Aquila, non ci possono essere più tentennamenti, viste le aspettative di centinaia di lavoratori, che erano pronti a partecipare alle selezioni annunciate per ottobre. Il nostro territorio ha fame di occupazione», conclude Mattuccilli, «e non può aspettare oltre».

L’insediamento di Accord Phoenix sarebbe una manna dal cielo per tutti quei lavoratori fuoriusciti dal polo elettronico e che non possono agganciarsi alla pensione: sono gli ex dipedenti della Finmek, della Fida Spa, della Cn-System e della P&A Service. Nel piano industriale si parla, nella prima fase, dell’assunzione di 134 unità, di cui 11 quadri dirigenziali e 123 tra operai e tecnici: a pieno regime, i posti di lavoro potrebbero essere addirittura 240. Inizialmente l’Accord era stata presentata come un’azienda inglese, con azionista di maggioranza indiano. Poi è diventata una società italiana, con sede all’Aquila: il coordinatore del progetto è Gaetano Clavenna, ex presidente di Confindustria.

Prima dell’avvio dell’attività produttiva servono lavori di adeguamento del sito e vanno installati i macchinari. Trattandosi di uno stabilimento che produrrà rifiuti elettronici, occorre anche un’apposita autorizzazione della Regione Abruzzo. Insomma, sono ancora tante le caselle da comporre. I lavoratori interessati, nei mesi scorsi, hanno scritto al governo, sollecitando sostegno e tempi veloci ma le illusioni stanno venendo meno.

Romana Scopano

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