Stragi di mafia, case confiscate

Cappadocia, appartengono a un imprenditore: fornì armi per gli attentati di Roma, Firenze e Milano

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CAPPADOCIA. Ci sono anche due appartamenti a Cappadocia, nella Marsica, fra i beni che la Direzione investigativa antimafia di Roma ha confiscato ad Alfredo Bizzoni, imprenditore romano, pregiudicato per reati in materia di armi e stupefacenti e coinvolto, con compiti di supporto logistico, nella preparazione delle stragi mafiose del 1993. Beni per un valore complessivo di sei milioni di euro. Bizzoni nel 1995 era stato arrestato dagli investigatori della Dia di Roma, perché ritenuto coinvolto nella preparazione delle stragi di mafia del 1993, poi condannato a un anno e 10 mesi di reclusione per aver reperito e consegnato armi e munizionamento, ad Antonio Scarano, pluripregiudicato romano di origine calabrese, poi divenuto collaboratore di giustizia, e condannato a 18 anni perché ritenuto responsabile, in concorso, degli attentati dinamitardi di mafia avvenuti nella capitale, a Firenze e a Milano nel 1993.

 

Ecco la mappa dei beni confiscati realizzata da Confiscati Bene
(dati dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati)

 

«I rapporti fra Bizzoni e Scarano», spiegano alla Dia, «furono svelati da complesse attività di polizia giudiziaria portate avanti sotto il coordinamento della Dda di Roma e, successivamente all’unificazione con gli altri attentati avvenuti nei capoluoghi fiorentino e milanese, della Dda di Firenze, città colpita dai fatti di sangue più gravi».

Il provvedimento di confisca definitiva ha confermato il sequestro adottato precedentemente su proposta del direttore della Dia (nel febbraio 2013). Con la confisca definitiva è stato sottratto a Bizzoni un patrimonio di circa 6 milioni di euro, costituito da proprietà immobiliari e locali commerciali a Roma e a Cappadocia, alcune autovetture, tra cui una Porsche, rapporti finanziari e il 50% del capitale di una società nel settore della diagnostica sanitaria.

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