Subito rinviata di un mese l’udienza attesa da due anni

Casa dello studente, il 15 febbraio la controversia sui maxi-risarcimenti Al vaglio le costituzioni di parte civile. Esclusa una nuova perizia sul crollo

L’AQUILA. L’avvio del procedimento civile sul maxi-risarcimento da sei milioni chiesto dai familiari delle vittime e dai superstiti nel crollo della Casa dello studente era atteso da due anni, ma è stato subito rinviato al 15 febbraio.

Ieri le parti si sono trovate davanti al giudice onorario di tribunale Antonella Camilli per la costituzione. Un’operazione complessa che ha riguardato non solo le parti civili, rappresentate dall’avvocato Wania Della Vigna, ma anche gli altri enti chiamati in causa ovvero, Regione, Adsu, Ateneo, Miur, gli imputati condannati in Cassazione (tre su 4) e le assicurazioni, oltre alla Farmaceutica Angelini. Tutti soggetti che, a vario titolo, hanno avuto un ruolo nella gestione o nei restauri della struttura collassata. Un’operazione obiettivamente complessa che ha comportato la necessità di un rinvio per poi cominciare davvero con poco meno di trenta parti interessate.

Il procedimento è andato a rilento anche per il fatto che c’è stato il trasferimento ad altro tribunale del giudice Maria Carmela Magarò, che inizialmente fu designata per trattare l’importante causa. Possibile, una volta istruito il procedimento, che venga a sua volta designato un altro magistrato per la decisione finale che tuttavia è molto lontana nel tempo. Si tratta di anni.

Ma per i ricorrenti non è un grande problema, nel senso che, comunque, si attendono le motivazioni con cui la Cassazione ha condannato i quattro imputati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Le motivazioni (attese da parecchi mesi, al punto che potrebbe esserci una richiesta ufficiale al presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio per averle) possono essere un’importante base su cui poggiare le richieste di risarcimento.

Nessuno, nella breve udienza di ieri, ha invocato una nuova perizia sul crollo. Per cui resterà valida quella utilizzata nei vari gradi di giudizio penale che fu redatta dalla professoressa Maria Gabriella Mulas.

Va precisato che, tra le parti coinvolte, avrebbero dovuto esserci anche coloro che contribuirono a realizzare, a metà anni Sessanta, lo stabile poi crollato. Il perito, infatti, affermò in modo perentorio che l’edificio non fu costruito a regola d’arte. Ma si tratta di persone decedute ormai da parecchi anni.

Una situazione che si è registrata anche in occasione di altri crolli con vittime residenti in palazzi in cemento armato edificati nello stesso periodo. In quei casi, ad andare sotto processo sono stati solo coloro che hanno eseguito i restauri.

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