tagli alla sanità

Sulmona, condannati alla chiusura 23 reparti dell’ospedale

In Valle Peligna il decreto del ministro Lorenzin salva solo sette unità operative Nell’elenco dei tagli anche Cardiologia, Oncologia, Dialisi e Oculistica

SULMONA. Ventitrè fra reparti e ambulatori dell’ospedale chiuderanno. È la condanna che aspetta l’Annunziata di Sulmona in base al decreto del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il provvedimento individua nel bacino di utenza il criterio selettivo per il mantenimento dei servizi. Per i presidi con meno di 150mila abitanti si passa da ospedale di primo livello, che va da dai 150mila ai 300mila utenti, a presidio ospedaliero di base (fino a 150mila). Resteranno attive solo le unità operative di Pronto soccorso, Anestesia, Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Radiologia e Laboratorio analisi. Saranno chiuse, invece, Cardiologia e Utic, Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria e Neonatalogia, Neurologia, Endoscopia e Laparoscopia chirurgica, Ematologia Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, Allergologia, Anatomia patologica, Centro trasfusionale, Diabetologia, Diagnostica vascolare, Angiologia, Medicina nucleare, Nefrologia, Dialisi e Terapia fisica.

Una spoliazione che andrebbe a colpire anche reparti che sono un’eccellenza dell’Annunziata, richiamando persone anche da fuori regione. Chiusure che vanno ben al di là di quella del punto nascita, per cui in città continua la battaglia. Ginecologia e Ostetricia, infatti, finirebbero nel calderone dei servizi che saranno chiusi una volta per tutte, al di là di barricate e ospedali nuovi in costruzione. Anzi il ridimensionamento a cui il decreto Lorenzin condanna l’Annunziata potrebbe rimettere in discussione proprio il progetto dell’ospedale bis. Lancia l’allarme il ricercatore sulmonese Aldo Ronci.

«Con grande rammarico devo lanciare un altro grido di allarme» avverte «per le aree interne montane in via di spopolamento, la disponibilità dei servizi essenziali, scolastici, sanitari e dei trasporti, contribuisce ad aumentare il benessere dei residenti ed è la pre-condizione per lo sviluppo locale perché garantisce il permanere della popolazione e l’attrattività dei territori».

Da qui l’invito alla mobilitazione. «Ci saranno numerosi altri territori montani che si troveranno nelle stessa situazione del Centro Abruzzo» aggiunge Ronci «insieme occorre una mobilitazione contro i tagli lineari del decreto Lorenzin».

Federica Pantano

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