Sulmona, furto di orologi antichi: colpo da 150mila euro

Ladri nel laboratorio dell'orafo Gatti: «Ora non ho più niente, avete ucciso un mio sogno»

SULMONA. «Avete ucciso un mio sogno, divenuto realtà, e il mio sostentamento».
È così che Giuseppe Sebastian Gatti ha denunciato il furto subìto la notte tra il 6 e il 7 gennaio nel suo laboratorio di orologeria e che gli ha portato via un sogno. Si è affidato ai social per sfogare la sua rabbia e la sua amarezza perché i malviventi gli hanno portato via una collezione di orologi antichi e oltre 1.500 pezzi di ricambio del valore approssimativo di 150 mila euro.
«Ho subìto un furto con scasso al mio laboratorio, grazie befani, bel regalo. Eppure lo sanno che io vivo di questo lavoro, grazie ai ladri! Non si fa così, non ho più niente. Chi ha notizie mi aiuti e si rivolga ai carabinieri».
Ieri mattina, Gatti, si è recato nella caserma di via Sallustio per denunciare il furto: «Il valore degli orologi rubati non è solo economico per quanto abbastanza consistente, ma è per me soprattutto un valore affettivo perché quegli oggetti erano stati custoditi gelosamente prima da mio nonno e poi da mio padre in quanto la nostra azienda è frutto di una lunga tradizione familiare. Molti degli orologi e dei meccanismi di ricambio risalgono addirittura al 1700 e l’intera collezione custodisce pezzi che arrivano a metà ‘900. Sul furto stanno indagando i carabinieri che hanno provveduto ad eseguire i rilievi nella speranza di trovare elementi utili per risalire all’identità degli autori dell’incursione notturna. I ladri sarebbero entrati dalla porta principale del laboratorio che si trova in un edificio che apparteneva ad un’azienda edile ormai chiusa, di cui era titolare lo stesso Gatti, tra la stazione di Introdacqua e l’imbocco della strada regionale che porta a Scanno.
L’appello lanciato sui social ha subito fatto scattare una catena di solidarietà tra amici e conoscenti dell’orafo che hanno avviato una colletta per cercare di riparare in qualche modo al danno economico subìto e per consentirgli di riprendere a lavorare. (c.l.)
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