Sulmona, spento il rogo sul Morrone: i soccorritori lasciano, ma è polemica 

Il sindaco Casini: «Non mi fido, le fiamme potrebbero ripartire. Resteremo vigili perché non si ripeta lo scempio». Il sindaco di Roccacasale: «Ci hanno aiutato le fate»

SULMONA. «Sono state le fate a fermare e a spegnere definitivamente il fuoco», che fino al pomeriggio di ieri continuava ad avanzare verso il paese. Ne è convinto il sindaco di Roccacasale, Enrico Pace, il quale ha gridato al miracolo quando ha visto l'incendio spegnersi all'improvviso, a solo cento metri dal Colle delle Fate, che la leggenda popolare vuole abitato proprio da figure mitologiche femminili di grande bellezza e magia.
«Sono certo che sono state proprio loro ad aiutarci», afferma convinto il primo cittadino di Roccacasale, «il fuoco che nella mattinata era tornato a far paura, si è fermato a 100 metri dal Colle a loro dedicato. Forse non hanno voluto che la festa che il paese dedica loro ogni anno, in programma sabato 9 e domenica 10 settembre venisse annullata, così ci hanno “dato una mano”. La speranza ora è che l'incubo sia finito».
E sembra proprio che l’incendio, che da 18 giorni sta devastando il Monte Morrone, sia stato finalmente domato. Lo ha annunciato il comandante provinciale dei vigili del fuoco, generale Domenico De Bartolomeo, nel corso dell’ultimo vertice del Com, che si è tenuto nel tardo pomeriggio di ieri a Sulmona. De Bartolomeo ha detto che da domani il Com (Comitato operativo misto) sarà sciolto proprio perché l’incendio non c’è più. «Resta sul territorio un presidio a doppia turnazione, per garantire interventi di emergenza che potrebbero rendersi utili nel caso ripartissero nuovi focolai», ha precisato il generale lanciando ufficialmente al termine della riunione «lo sciogliete le righe». Decisione che non è piaciuta, però, al sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, perché ritenuta «troppo affrettata».
«Non sono purtroppo convinta che questa vicenda possa considerarsi chiusa», dice convinta il primo cittadino. «Lo spiegamento di forze per mettere in sicurezza il territorio contro i criminali, è stato importante. Ma non bisogna abbassare la guardia e temo che con la chiusura del Com tutto questo possa accadere di nuovo». Il sindaco Casini ha detto chiaro e tondo che non si sente tranquilla e che non lo sarà fino a quando non si capirà quale disegno criminoso sia alla base di quella che definisce una «sciagura per la natura».
«Con i sindaci presenti», incalza Casini, «abbiamo deciso di mantenere un coordinamento per qualsiasi evenienza e per restare uniti anche nella fase successiva all'emergenza. Domani avremo una riunione con il prefetto all'Aquila del Comitato provinciale ordine e sicurezza, in cui sarà fatto il punto della situazione e le azioni che dovranno essere messe in campo, per gestire la seconda fase. Personalmente farò presente che bisogna mantenere alta la guardia».
Ma in città c’è chi attacca la Casini, accusandola di non rispettare le ordinanze di cui ne chiede l'osservanza ai cittadini. La denuncia arriva dai residenti di viale XXV Aprile e in particolare da Fernando Paravano, sulmonese da sempre molto attento al decoro della città. «Ricordiamo che piazzale Paolo Di Bartolomeo, a ridosso del Palasport e delle case popolari di via XXV Aprile, è un punto di raccolta in caso di eventi sismici o altre calamità», afferma Paravano, «ma versa nel più totale abbandono, invaso da piante, cespugli e alberi che potrebbero innescare pericolosi incendi».
Solo pochi giorni fa il sindaco, con il rogo del Morrone, ha invitato tutti i cittadini a rispettare un’ordinanza del 2005, che impone ai proprietari e possessori a qualsiasi titolo di terreni, di mantenerli puliti e tenerli sgombri da qualunque erbacce infestanti, arbusti spontanei e rifiuti. «Il sindaco dovrebbe dare l’esempio e rispettare prima di tutti quanto delibera, scrive e dispone per la cittadinanza».
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