Tagliacozzo, il mistero di Maria Teresa è in uno strano biglietto

Trovato nell’auto della commerciante morta: l’inchiesta riaperta punta sulla perizia calligrafica. Anche il marito non crede alla tesi del suicidio: «Va scoperta la verità»

TAGLIACOZZO. Verità sulla morte di Maria Teresa Campora. A chiederla è il marito della vittima, Fernando Tortora, che come la famiglia della commerciante morta con diverse coltellate, non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio in stile harakiri. L’uomo, che si trovava a casa al momento del decesso avvenuto nell’orto di famiglia a San Donato, chiede di conoscere a chi appartengono i due Dna trovati sotto i polpastrelli della vittima. Sul mignolo della mano destra il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri ha rinvenuto materiale biologico riconducibile a un profilo genetico parziale maschile diverso da quello trovato sugli abiti del marito. Quindi a chi appartengono quei resti biologici? Sotto a un altro polpastrello c’era inoltre il Dna di una donna. Ora che sono ricominciate le indagini il marito vuole la verità su quanto accaduto.

Il giudice per le indagini preliminari, Maria Proia, ha riaperto il caso inviando il fascicolo al pm affinché si torni a indagare su quello che sembra non essere più un suicidio, ma un delitto, il secondo irrisolto dopo 25 anni nella piccola frazione di Tagliacozzo. Il 23 novembre 1989 venne uccisa a martellate Anna Rita Di Domenico, anche lei commerciante del paese.

«Su vibranti sollecitazioni del marito della vittima, che non è stato mai convinto dalla versione del suicidio di Maria Teresa Campora», ha sottolineato il legale dell’uomo, Roberto Fasciani, «il caso è stato riaperto. Il mio assistito, che ha avuto parte attiva affinché l’inchiesta fosse riaperta, vuole la verità a tutti i costi. Non ha mai creduto alla veridicità del biglietto trovato in auto. Spera che presto verrà rivelata l’identità dei due soggetti non ancora identificati il cui Dna era sotto alle unghie della donna».

Ora più che mai la morte di Maria Teresa sembra avvolta nel mistero. È morta colpita con più coltellate: colpi inflitti all’altezza dello sterno con un coltello da cucina (lama di circa 30 centimetri). La donna è stata trovata da un passante in un podere di sua proprietà tra Gallo e Scansano, non distante dal centro abitato di San Donato, frazione di Tagliacozzo. Il coltello è stato ritrovato a quasi due metri e mezzo dalla vittima. Secondo la testimonianza di un agricoltore della zona, nel primo pomeriggio del giorno dell’omicidio, sarebbero state sentite delle urla provenienti proprio dalla zona in cui la donna è stata ritrovata. Al momento del ritrovamento, la donna era agonizzante. Indossava un paio di jeans e aveva la maglietta sollevata a scoprire il reggiseno nero. C’era un sandalo a poca distanza. Subito dopo l’omicidio, i carabinieri avevano ascoltato l’uomo, che era stato portato nella caserma dei carabinieri di Tagliacozzo per essere a lungo ascoltato dai militari. Erano stati interrogati anche altri familiari per ricostruire le ultime ore di vita della commerciante.

Ciò che non ha mai convinto è il foglietto con un messaggio nell’auto. C’era scritto: «Lascio tutto come vuole papà». Sul foglio sono però in corso indagini calligrafiche e riguardanti le impronte ritrovate. Secondo il gip, l’autopsia ha mostrato anche la frattura di una costola causata dalla violenta coltellata. Una circostanza difficilmente compatibile, secondo il giudice, con un gesto autolesionista data l’esile corporatura della donna.

Pietro Guida

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