Tangenti L’Aquila, via agli interrogatori. Riga: “Non siamo la città del malaffare”

Nel palazzo di giustizia di Bazzano, via agli interrogatori degli indagati nell’inchiesta su appalti e corruzione nella ricostruzione. Sentito l’ex vice sindaco e il dirigente comunale Di Gregorio

L’AQUILA. Iniziati negli uffici provvisori del palazzo di giustizia di Bazzano gli interrogatori dej principali indagati nell'ambito dell'inchiesta denominata “Do ut des” su appalti e corruzione nella ricostruzione dell'Aquila. Il primo a essere interrogato è stato il dirigente comunale Mario Di Gregorio, il quale ha depositato una memoria difensiva. L'indagato ha precisato che non c'è la sua firma nella documentazione relativa alla messa in sicurezza di Palazzo Carli sede del Rettorato dell'ateneo aquilano. A seguire e' stato sentito l'ex vicesindaco Roberto Riga. Uno dei suoi avvocati, il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti, ha dichiarato: “L'Aquila non è la città del malaffare”.

Riga: ho risposto al pm, sono tranquillo. "Sono l'unico vicesindaco che si è dimesso per un avviso di garanzia. Mi sento tranquillo, ho risposto alle domande del Pm", ha detto poi Riga al termine dell'interrogatorio davanti al Pm David Mancini. Riga è accusato di aver ricevuto una tangente di 10mila euro nella confezione di una bottiglia di grappa. A tale riguardo ha aggiunto che la circostanza è priva di fondamento e che "qualcuno", riferendosi all'amministratore della Steda Spa, Daniele Lago, grande accusatore degli amministratori aquilani, "dovrà assumersi la responsabilità di quanto ha detto". Riga è difeso dagli avvocati Giuseppe Nerio Carugno di Roma e Carlo Benedetti dell'Aquila, presidente del Consiglio comunale. "Faccio solo il mio lavoro e sono certo dell'innocenza di Riga", ha detto Benedetti rispondendo ai cronisti che chiedevano se la difesa del vice sindaco dimissionario sia un messaggio politico, visto che i due fanno parte della stessa maggioranza di centrosinistra. "Vorrei più precisione da parte dei media nazionali - ha concluso il legale - nel riportare questa vicenda giudiziaria".

Di Gregorio presenta una memoria difensiva: io non c'entro nulla. "In questa inchiesta su presunte tangenti nella ricostruzione post sisma io non c’entro nulla. Ho presentato una memoria per spiegare la mia posizione che penso sia strachiara", ha invece detto dopo l’interrogatorio Mario Di Gregorio, direttore del settore ricostruzione pubblica del Comune, attualmente sospeso dall’incarico. L’accusa gli contesta i reati di falso e appropriazione indebita per i lavori di puntellamento a palazzo Carli, sede del Rettorato. In particolare, stando sempre agli inquirenti, Di Gregorio, in qualità di funzionario responsabile dell’ufficio ricostruzione del Comune, avrebbe contraffatto una serie di atti contabili affinchè anche la Steda Spa, che non aveva fatto alcun intervento, potesse percepire parte dei compensi su lavori fatti dalla Silva Costruzioni dell’Aquila, costituitasi poi in Ati con la stessa Steda, relativi al terzo stato di avanzamento. L’indagato è accusato di appropriazione indebita per aver preso 1 milione e 268 mila euro trasferiti presso la banca popolare di Verona. «All’epoca dei fatti - si è difeso Di Gregorio - non ero nè responsabile unico del procedimento nè avevo funzioni di dirigente che doveva sottoscrivere la determina di liquidazione» sui lavori di palazzo Carli. «Per me questa cosa è ignota (l’essere indagato, ndr) e incomprensibile».

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