Tangenti ricostruzione all’Aquila, Riga si dimette Cialente: “Sto male mi sento tradito”

Le inchieste sul terremoto arrivano in Comune. Ecco le reazioni ai quattro arresti e quattro indagati, tra cui il vice sindaco Riga, subito dimessosi, per presunte tangenti
LA CRONACA Soldi e casette post sisma in cambio di appalti
IL COMMENTO La notte del terremoto, anche alcuni aquilani ridevano di Giustino Parisse

L’AQUILA. «Mi sento tradito». «Chiedo che la magistratura faccia luce». E ancora: «Da prima ho pensato a un pesce d’Aprile». La notizia dei quattro arresti e altrettanti indagati, tra cul il vice sindaco Roberto Riga, per presunte tangenti legate agli appalti ricostruzione travolge il Comune dell’Aquila e le reazioni sono tutte dello stesso tenore: incredulità mista a rabbia. Tra gli arrestati ci sono due politici: Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale Pdl alla “salvaguardia dei beni artistici dell’Aquila” e Vladimiro Placidi, ex assessore comunale nominato come tecnico nella giunta di centrosinistra, delegato alla ricostruzione dei beni culturali. Gli altri due arrestati sono Daniela Sibilla, collaboratrice di Tancredi e l'imprenditore abruzzese Pasqualino Macera. Ma tra gli indagati ci sono altri nomi di spicco: oltre a Fabrizio Menestò, 65, ingegnere di Perugia e Daniele Lago, 40, imprenditore di Bassano del Grappa, Ad della Steda Spa, ci sono Mario Di Gregorio funzionario responsabile della ricostruzione e già indagato in altre vicende (ma sempre difeso dal sindaco che anzi lo ha posto in ruoli strategici nella ricostruzione) e il vice sindaco Roberto Riga (Api) che fino a poche settimane fa aveva anche la delega alla Protezione civile. Una bufera sul Comune guidato da Massimo Cialente che ha portato anzitutto alle dimissioni di Riga.

Riga: "Mi dimetto, non possono esserci ombre sulla città".

«In questo momento mi dimetto da vicesindaco e assessore per dimostrare che il bene generale della città conta molto». Con queste parole Roberto Riga ha annunciato le dimissioni nel corso di una conferenza stampa. «La città dell’Aquila non si può permettere di avere freni», ha sottolineato. «Altri magari non l’hanno fatto ma io lo faccio», ha aggiunto

Il sindaco Cialente: mi sento tradito.

«Sto malissimo, mi sento tradito, perché ho sempre raccomandato a tutti la massima trasparenza e il rispetto della legge», è lo sfogo di Massimo Cialente. «Avevo nominato Placidi - ha proseguito Cialente - per le sue capacità tecniche perché in quei drammatici momenti mi serviva un tecnico ed ho scelto lui in quanto direttore generale del Consorzio beni culturali, istituzione della quale il Comune é il maggiore azionista. In riferimento a Tancredi avevo pensato a lui come consigliere comunale di opposizione, la sua delega è stata mantenuta per soli due giorni in seguito alla levata di scudi in seno alla maggioranza. Poi Tancredi si dimise perché mi disse che voleva lavorare nella ricostruzione come agente per la ricerca di appalti. Sibilla è una sua collaboratrice, gli altri non li conosco». Per ora Cialente non ha fatto nessun commento sulla posizione del vicesindaco Roberto Riga, ma il sindaco lancia un’appello agli inquirenti: «Chiedo alla magistratura - ha aggiunto - di andare fino in fondo. Qualsiasi ombra non solo sulla ricostruzione ma anche sulle prime messe in sicurezza getta un’ombra enorme su una città già martoriata».

Pezzopane: temo sarà sempre più difficile ottenere altre risorse. «La vicenda venuta allo scoperto dall'operazione di Polizia 'Do ut des' è un brutto colpo alla ricostruzione, provo amarezza e delusione. Avverto purtroppo la spiacevole impressione che tutto questo avrà ulteriori conseguenze negative sul processo di ricostruzione», dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, eletta in Abruzzo. «Questa mattina, anche qui in Senato - prosegue Pezzopane - tra le persone che mi chiedevano spiegazioni, serpeggiava la delusione per quello che viene percepito come una sorta di senso di tradimento nazionale. Mi chiedono "ma davvero con i soldi della ricostruzione si fanno queste cose? Anche in Abruzzo? All'Aquila"?'. Mi rammarica inoltre che questa ennesima vicenda appanni l'enorme lavoro, onesto e rigoroso, di centinaia di ottimi amministratori e imprenditori. Temo che sarà sempre più difficile ottenere consenso alle nostre richieste di risorse e di attenzione nazionale, se si dà spazio a vicende e comportamenti illegali. Speculare su una tragedia è inaccettabile, tanto più che la ricostruzione dell'Aquila e del cratere è appena cominciata e serviranno sicuramente tanti altri fondi per completarla. Per ora quello emerso dalle indagini sembra un fatto isolato, che però coinvolge figure con importanti ruoli istituzionali. Spero possano dimostrare la loro innocenza - conclude Pezzopane - ma rimane un peso grande come un macigno e l'amarezza é enorme».

Moroni: da prima ho pensato a un pesce d’aprile. «È un fulmine a ciel sereno», è il commento dell'assessore comunale Alfredo Moroni. «Quando me lo hanno detto ho pensato a un pesce d'Aprile», ha aggiunto.

Melilla: indignazione e ribrezzo. «Le inchieste giudiziarie e gli arresti di oggi all'Aquila sulla ricostruzione che toccano la Curia e il Comune e settori dell'imprenditoria e della pubblica amministrazione, destano indignazione e ribrezzo». Lo afferma in una nota il deputato abruzzese di Sel Gianni Melilla. «Non è possibile che ci siano persone di alta responsabilità istituzionale ed economica - aggiunge - che abbiano speculato sulla pelle dei terremotati aquilani. Ferme restando le garanzie costituzionali degli indagati, esprimiamo il più convinto sostegno all'azione degli organi preposti al controllo, alla vigilanza e alla repressione di ogni fenomeno criminale collegato alla ricostruzione. Tre mesi fa ho presentato in Parlamento una richiesta di Commissione di inchiesta parlamentare sui fenomeni di corruzione legati alla ricostruzione dell'Aquila. Quella proposta è stata lungimirante e tornerò a chiedere oggi la messa in discussione della mia proposta nell'interesse della città e dei suoi cittadini onesti».

Le reazioni in città sugli arresti. Walter Cavalieri, storico che chiede le dimissioni di Cialente: «Questi arresti non sorprendono nessuno. Erano attesi da tempo, perché tutti sapevano che molti avevano speculato su puntellamenti e appalti. E' vero, le accuse sono tutte da dimostrare e i processi non si fanno in piazza. Ma che il sistema sia marcio a tutti i livelli è un dato di fatto da quasi cinque anni. A questo punto un sindaco serio, per quanto estraneo ai fatti, avrebbe un'unica scelta da fare: sciogliere la sua giunta e dimettersi».

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