Tares, piccoli imprenditori in ginocchio

L’assessore De Santis: rateizzeremo i pagamenti, ma occorrono deroghe perché qui la situazione è di non ritorno

L’AQUILA. «Questo territorio non può permettersi una tassazione così pesante. I nostri cittadini stanno letteralmente scoppiando, il governo deve rendersi conto della gravità della situazione aquilana che non è fatta solo di case da ricostruire». L’assessore al Bilancio Lelio De Santis è un fiume in piena. Dal suo ufficio è appena uscito un commerciante, titolare di un bar nella periferia Est della città, che si è visto recapitare una bolletta Tares (l’integrazione per il 2013) di circa 10mila euro. Una cifra impressionante che l’uomo ha «confessato» all’assessore di non poter pagare, almeno non entro i trenta giorni previsti, aggiungendo nel suo lungo sfogo «di essere ormai allo stremo e di aver pensato anche a gesti estremi».

«Non è più possibile restare qui a fare solo gli esattori», commenta visibilmente scosso De Santis. «Il governo deve affrontare la questione L’Aquila in modo diverso, concedendo rinvii e deroghe, altrimenti saremo noi amministratori, certamente io per primo, a promuovere una nuova mobilitazione del territorio che dovrà vedere in campo tutte le associazioni di categoria, perché ricostruire le case non servirà a nulla se commercianti, artigiani, piccoli imprenditori saranno costretti a licenziare i dipendenti o peggio a chiudere le loro attività».

Intanto, per tamponare la situazione Tares, De Santis la prossima settimana porterà in giunta una proposta di delibera per la rateizzazione degli importi, anche se sulle bollette c’è l’indicazione del pagamento entro trenta giorni e in un’unica soluzione. «C’è chi dice che non è possibile rateizzare senza evitare il rischio di un danno erariale, ma qui si sta giocando con la vita delle persone», aggiunge De Santis. «La situazione è drammatica e in molti casi di non ritorno. Qui c’è tanta gente onesta che non riesce più ad andare avanti. Il nostro compito non è quello di fare gli esattori. Per questo lo Stato si rivolga ad altri». (m.m.)

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