Tari più cara del 27% e tagli ai servizi sociali

Ecco cosa rischiano gli aquilani se non arrivano i 15 milioni per sanare il bilancio Ora si spera nel decreto Milleproroghe. L’assessore Cocciante: pronto a lasciare

L’AQUILA. Tagli a lavori pubblici, scuole, ambiente, sociale, e lo spettro di un nuovo aumento del 27% della Tari. I primi effetti della legge di Bilancio approvata in fretta e furia dopo la vittoria del no al referendum, e le conseguenti dimissioni del premier Renzi, rischiano di far precipitare nel baratro il già disastrato bilancio del Comune dell’Aquila.

QUINDICI MILIONI. Gli amministratori facevano affidamento sui 15 milioni che lo Stato avrebbe dovuto trasferire nelle casse dell’ente, che ancora si trova a fronteggiare gli effetti di minori entrate e maggiori spese derivanti dal terremoto, a quasi otto anni dal sisma, e ora invece dovranno rimodulare tutti i parametri in gioco. I primi lavori che potrebbero bloccarsi, spiega l’assessore Giovanni Cocciante, sono quelli dei sottoservizi; a seguire, gli aiuti per sostenere attraverso varie modalità le famiglie in difficoltà economica, passando per i servizi di trasporto e le mense scolastiche; in buona sostanza, spiega Cocciante, «tutti i servizi di prima fascia». Senza contare le proroghe per i precari dei Comuni del cratere e dei co.co.co degli uffici della ricostruzione. Un quadro tutt’altro che rassicurante, per una città che si trova a fare i conti con una crisi pesantissima, alla quale il terremoto del 2009 ha dato il colpo di grazia.

«PRONTO A DIMETTERMI». «Mancando i 15 milioni», aggiunge Cocciante, «che lo Stato ci doveva trasferire per compensare le minori entrate e le maggiori uscite, ipoteticamente dovrei aumentare di un altro 27% la Tari. Una cosa è certa, piuttosto che prendere una decisione come questa preferisco dimettermi. Se il governo, come dice, presta attenzione alle zone terremotate, allora deve tenere nella debita considerazione anche L’Aquila, che è al 70% della ricostruzione. Per carità, ci sono anche Norcia, Amatrice, e tutti gli altri centri devastati negli ultimi 4 mesi, e nessuno mette in dubbio che si debba pensare anche a queste realtà, ma è anche vero che qui, a quasi otto anni dal terremoto, la situazione è drammatica. Semmai, ci sarebbe bisogno di abbassarle, le tasse, e io ci vorrei provare a diminuire questa pressione fiscale che ha raggiunto livelli di guardia. Le famiglie sono in difficoltà, e il disagio cresce di mese in mese. È chiaro che in questa situazione non posso pensare che gli aquilani siano in condizione di pagare nuove tasse. L’Aquila che sta risorgendo è una città bellissima, e lo era anche prima del sisma, ma oltre alle case è nostro compito ricostruire anche il tessuto socio-economico. Insomma, ci vogliono anche posti di lavoro affinché torni il benessere».

MILLEPROROGHE. Una possibilità, come ha spiegato la senatrice Pd Stefania Pezzopane, ci sarebbe, ed è legata al decreto Milleproroghe, quello all’interno del quale ogni anno trovano posto emendamenti di varia natura. O altri provvedimenti fuori sacco. Dipenderà molto da come evolverà il quadro politico nazionale, ma la senatrice ha assicurato tutto il suo impegno affinché si possa ripristinare il contributo straordinario. Senza un intervento del governo, il bilancio dei Comuni alle prese con le conseguenze di catastrofi come quella del terremoto è destinato a saltare. La mancanza di una norma certa che vada a disciplinare situazioni limite come quella che L’Aquila sta vivendo oggi – e che altre realtà potrebbero trovarsi a gestire in futuro – costringe ancora una volta a estenuanti maratone di fine anno nei palazzi romani, sperando nella magnanimità degli interlocutori, per far quadrare i conti.(cr.aq)

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