Tentata truffa coi fondi del terremotoD'Ercole : "Voglio il processo subito"

Il vescovo ausiliare imputato per rivelazione di segreti non teme il processo

L'AQUILA. «Voglio che l'udienza sia fissata subito, il prima possibile. Io quel giorno ci sarò. Per ripetere al giudice che mai ho detto bugie e mai ho rivelato segreti». Giovanni D'Ercole, il vescovo imputato, affida le sue parole agli avvocati Claudio Ferrazza e Amedeo Ciuffetelli suoi legali di fiducia. Il vescovo ausiliare dell'Aquila, che incassò soltanto pochi mesi fa la solidarietà da parte di tutti i presuli delle undici diocesi d'Abruzzo e Molise riuniti in assemblea plenaria all'Aquila, ora rischia di dover subire un processo penale. Oltre a provvedimenti canonici, non ultimo un trasferimento in altra sede.

Anche se, precisa il suo avvocato romano Ferrazza, «in Vaticano sono ben note la limpidezza e l'assoluta innocenza del mio assistito, che», aggiunge, «è disponibile a dialogare con voi giornalisti per una vostra crescita spirituale ma non a parlare della vicenda processuale». Il giorno dopo la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura attraverso il pm Antonietta Picardi, la prima premura del prelato originario di Rendinara di Morino è stata quella di evitare un «processo mediatico».

Già, in una sorta di legge del contrappasso, proprio l'uomo perfettamente a suo agio davanti alle telecamere della Rai ora chiede, e s'impone, silenzio per una vicenda giudiziaria nella quale continua a ripetersi di essersi trovato per caso. Per colpa di una telefonata e di un incontro a Roma negli studi Rai di via Teulada col principale tra gli indagati dell'inchiesta per la tentata truffa ai danni dello Stato perpetrata attraverso la Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo vicina alla Curia arcivescovile, il professore romano Fabrizio Traversi.

RITI ALTERNATIVI. Gli avvocati difensori stanno valutando, in queste ore, l'enorme mole di documenti allegati al fascicolo delle indagini preliminari. Non si esclude, tra l'altro, che per alcuni dei principali imputati ci possa essere la volontà di accedere a riti alternativi evitando di arrivare fino al dibattimento. Tutte valutazioni, queste, prodromiche alla celebrazione dell'udienza preliminare nel corso della quale dovranno essere discusse le cinque richieste di rinvio a giudizio che, oltre al vescovo, riguardano Fabrizio Traversi, il medico aquilano Gianfranco Cavaliere, il sindaco di San Demetrio ne' Vestini Silvano Cappelli e il presidente di Eurispes Abruzzo Nicola Ferrigni.

UN MASSONE DA REDIMERE. D'Ercole, attraverso i suoi due avvocati, continua a sostenere la tesi secondo la quale i suoi contatti con Traversi, col quale parlava di soldi, risarcimenti danni, politica, elezioni amministrative dell'Aquila, candidati da sostenere oppure da bocciare, posti di comando al Comune dell'Aquila, fossero mirati solo e soltanto alla sua «direzione spirituale». Del resto, come rivelano i difensori del prelato, da tempo il sedicente massone Traversi aveva manifestato l'intenzione di «avviare un percorso spirituale di avvicinamento alla fede cattolica».

Insomma D'Ercole, come scrive nell'ormai famosa memoria difensiva che non ha convinto affatto il pm Picardi, avrebbe voluto ufficialmente riacquisire al popolo dei battezzati un personaggio forse considerato un po' lontano. A questa tesi difensiva non crede la procura che vuole per lui il processo. Mentre il collegio difensivo spera che possa credervi il giudice nell'udienza-filtro che deciderà il destino processuale del presule. «Voglio essere presente a questa udienza», dicono i legali riferendo parole pronunciate dall'ecclesiastico. «Nei giudici, del resto, ho avuto e sempre avrò la massima fiducia». Dal canto loro gli avvocati chiederanno, in quella sede, una sentenza di non luogo a procedere a carico del loro assistito che vuole accelerare i tempi per uscirne prima di subito.

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