Teramo-mare crollata due aquilani a processo

Rinviati a giudizio dirigenti dell’Anas e costruttori della superstrada L’accusa: l’opera non rispettava le norme previste per le aree vicino ai fiumi

TERAMO. Il crollo della Teramo-mare porta a processo dirigenti Anas e costruttori. Il gup Giovanni de Rensis ha firmato quattro rinvii a giudizio per il tratto di superstrada ingoiata dalla piena del fiume Tordino nell’aprile 2009. Il 7 maggio 2013, con l’accusa di frana colposa, compariranno davanti ai giudici Fortunato Capulli, aquilano, direttore dei lavori Anas; Egidio Colagrande, aquilano, direttore delegato dei lavori Anas; Pietro Cosentino, napoletano, procuratore speciale delle imprese esecutrici dell’opera costituitesi in Ati; Alfonso Giuseppe Di Giunta, direttore tecnico. Secondo l’accusa del procuratore Gabriele Ferretti la strada franò perché non era stata costruita seguendo le norme e soprattutto perché non era stato utilizzato il materiale adatto per il “rilevato” stradale sotto il tappeto d'asfalto. Un’accusa che dovrà essere provata nel dibattimento. Secondo il consulente tecnico della Procura quel crollo ci fu perché l'opera non è stata realizzata seguendo le regole previste per la costruzione di strade vicino ai corsi d'acqua. L'inchiesta ha ripercorso tutte le fasi della realizzazione: dai progetti iniziali alle varie perizie di variante fino alle autorizzazioni rilasciate, anche se parte del materiale richiesto dai magistrati non è stato acquisito perché andato distrutto con il terremoto visto che la sede del compartimento regionale dell’Anas si trova all’Aquila. La sintesi di 18 mesi di indagini e perizie è che quel tratto di superstrada poteva essere realizzato in un'area che si trova vicino al corso di un fiume, ma proprio per questa particolarità i lavori dovevano essere fatti seguendo delle normative specifiche e utilizzando dei materiali adatti visto la vicinanza della strada al fiume. Per i magistrati solo questo avrebbe potuto garantire una tenuta diversa in caso di esondazione del corso d'acqua. Solamente in questo modo, dunque, si poteva evitare che l'esondazione (fenomeno ipotizzabile) potesse ingoiare la strada. Ma quelle opere non sono state fatte e quel 22 aprile 2009 sulla carreggiata in direzione Giulianova si rischiò la tragedia: una pattuglia della Stradale fermò il traffico appena in tempo.

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