RICOSTRUZIONE

Terremoto, l’ombra delle cosche sugli appalti dell'Aquila

Aumentano i procedimenti contro le infiltrazioni malavitose. Molte le interdittive della Prefettura

L’AQUILA. Infiltrazioni della criminalità organizzata e indagini sulla corruzione tra i “colletti bianchi”. A distanza di otto anni dai tragici accadimenti legati al terremoto dell’Aquila, chiusa la parentesi di gran parte dei processi penali sui crolli degli edifici (220 quelli esaminati dalla procura della Repubblica dell’Aquila) compreso quello ai sette membri della Commissione grandi rischi, e aperta quella civilistica, sono le indagini legate alle infiltrazioni della ’ndrangheta e della camorra (clan dei Casalesi) ad aver tenuto banco. Nel primo caso il Tribunale dell’Aquila, ha condannato alla pena di 8 anni di reclusione con l’accusa di associazione mafiosa esterna un appartenente alla pericolosa cosca calabrese dei Caridi-Zindato-Borghetto, che secondo l’accusa si sarebbe adoperata affinchè la stessa entrasse negli appalti post sisma dell’Aquila.

Altre indagini sempre della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, chiuse recentemente, hanno portato a galla la presenza di ditte casertane vicine al clan del Casalesi, nei numerosi subappalti nei quali è emerso anche lo sfruttamento della manodopera casertana, approfittando dello stato di indigenza degli operai. Si trova invece ancora nella fase di indagini preliminari una inchiesta su una serie di appalti gestiti dalla Regione Abruzzo che vede finora 27 indagati, tra cui funzionari regionali, professionisti esterni e imprenditori e il presidente della giunta, Luciano D’Alfonso, che più volte si è detto estraneo ai fatti contestati pur ribadendo piena fiducia sull’operato della magistratura. Tra gli ultimi appalti finiti nel mirino della magistratura quello relativo alla ricostruzione di palazzo Centi, sede della giunta regionale all’Aquila seriamente danneggiato dal sisma di otto anni fa, una commessa da 13 milioni di euro, nella quale, secondo i magistrati, pubblici ufficiali avrebbero favorito alcune imprese.

Si è spostato invece a Piacenza il processo per il crollo del balcone nella palazzina del Progetto Case di Cese di Preturofatto che innescò il sequestro di altri 800 balconi con le stesse caratteristiche, secondo l’accusa realizzati con materiale scadente e difetti di costruzione. Tanti i procedimenti civili di risarcimento da parte dei familiari delle vittime dei crolli.

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