Ticket, il governo chiude i rubinetti

Stop a farmaci e visite gratis. Venturoni: l'esenzione la paga la Regione

L'AQUILA. Rubinetti chiusi. Sia che si parli di tasse sia che si parli di ticket, il governo ha deciso che il tempo dell'emergenza è scaduto. Gli aquilani possono tornare a pagare. La conferma arriva dall'assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni che tira fuori le cifre dell'esenzione e ammette, senza mezzi termini, che «la Regione non ha più soldi per accollarsi le spese mediche gratis dei terremotati». Spese che, quindi, sono a carico della Regione. Nel ginepraio della scadenza dei benefìci fiscali c'è anche questo. Entro fine luglio, quando gli uffici del commissario avranno predisposto la delibera, ci sarà lo stop definitivo a farmaci e visite mediche gratis. Fino ad allora, medici e farmacisti, ben sapendo che si è andati oltre la scadenza del 30 giugno, continueranno a considerare ancora in vigore l'esenzione. Quindi, a prescrivere ricette gratuite i primi e a distribuire prodotti senza chiedere soldi i secondi.

I CONTI DI VENTURONI. «Ormai il T09 è finito», dice l'assessore regionale alla Sanità. «Non può essere eterna un'esenzione del genere, così estesa. Pensate che il governo non ci ha riconosciuto, per il 2010, neppure un euro, mentre, per il 2009, ci erano stati rimborsati 40 milioni. Speravamo che ci venissero dati altri soldi, ma così non è stato. Sei mesi, quelli da gennaio a giugno 2010, ce li siamo dovuti accollare noi e caricarli come spesa corrente. E questo non è più possibile. Non abbiamo altri soldi a disposizione. Il T09, dunque, è concluso, anche perché non ci sono più ricoveri fuori dall'Aquila e la gente che ha ripreso a lavorare è anche nelle condizioni di tornare a pagare. Già c'è stato un incontro col governo che ha confermato: l'agevolazione sarà revocata. Sui tempi non ci sono certezze: fin quando non viene firmato il provvedimento si continua con l'esenzione che, tuttavia, non potrà andare oltre luglio. Manca solo l'atto formale».

MEDICI CONTRARI. Il medico Vito Albano, già presidente dell'Ordine, è tra quelli che stanno continuando a inserire l'esenzione T09 nelle ricette e ne contestano l'interruzione. «Non è una misura che può durare in eterno, ma nella situazione in cui ci troviamo, cioè se non c'è stata alcuna apertura per le tasse, per la restituzione, per i mutui, almeno sulla sanità e sul sociale forse sarebbe stato necessario avere più comprensione da parte del governo. Lo stop dimostra che non si comprende a fondo il disagio dei pazienti che sono alle prese con un ospedale che lavora a ritmo ridotto. Per i cittadini, poi, raggiungere i laboratori dei medici di famiglia è complicato per la disgregazione della città. Se non c'è il rinvio delle tasse, almeno che ci sia una compensazione per farmaci e prestazioni sanitarie. Noi medici stiamo continuando a inserire il codice di esenzione perché l'Asl ci ha detto che non si hanno notizie ufficiali sull'interruzione. In tre giorni di "sforamento" nessuna ricetta è tornata indietro né dalle farmacie né dal ticket. Aspettiamo anche noi notizie ufficiali».

TASSE E TRIBUTI. Disorientati gli ordini professionali, è cominciato il conto alla rovescia in vista dell'appuntamento di martedì 6, quando i tributaristi aquilani avranno udienza dall'Agenzia delle entrate. Fino a quella data i professionisti hanno le mani legate: cosa fare? A sostegno delle ragioni degli studi professionali alle prese con le incertezze della ripresa degli adempimenti arriva Stefania Pezzopane, neo-assessore comunale e vicepresidente del consiglio provinciale. «L'Agenzia delle entrate», sostiene, «deve accettare le proposte formulate dalle categorie professionali di commercialisti, tributaristi e consulenti del lavoro». «Auspico che vengano prorogate al 30 settembre 2010 le presentazioni dei redditi 2008 e al 31 marzo 2011 quelle dei redditi 2009, in modo da potersi allineare con il resto del Paese ed essere puntuali alla scadenza, fissata per tutti, al 30 settembre 2011 per i redditi 2010. I commercialisti sono piombati in una difficoltà insolubile», aggiunge l'assessore, «e sono vittime di una situazione paradossale a causa di un vuoto normativo che, di fatto, li obbliga a mettersi in regola con le denunce dei redditi in soli 6 giorni, ma non fornisce loro gli strumenti di legge necessari per risolvere le mille contraddizioni e gli innumerevoli problemi che questa situazione senza precedenti ha determinato».

Entro il 6 luglio, infatti, vanno presentate le denunce dei redditi relative agli studi di settore. Ma le modalità sono tutte da definire. «Ad esempio, chi era titolare di un'attività commerciale o di uno studio privato in centro storico con sede in un immobile crollato, dal quale, per ovvie ragioni, non è riuscito a recuperare nulla, men che meno i documenti, cosa deve presentare? Ovviamente non può denunciare nulla. In questo caso, però», dice ancora Pezzopane, «l'Agenzia deve operare controlli incrociati coi fornitori e, a questo punto, il contribuente è ufficialmente evasore e va incontro a tutte le conseguenze in termini di sanzioni. E ancora, come conteggiare la proprietà di questi immobili distrutti che, come sedi di attività, erano beni strumentali e, pertanto, determinavano ammortamenti sul reddito complessivo? Ma anche qualora il contribuente fosse in condizione di produrre i documenti, per esempio, c'è il problema dell'Enel che ancora non stabilisce le tariffe per il 2009. Spese che andrebbero a detrazione. Serve chiarezza».

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