Trasferimento dipendenti Tre giorni per decidere

Di Benedetto revoca il provvedimento dopo la decisione della Consulta Giardino (Cgil): «Così si penalizza la lotta di tanti lavoratori»

SULMONA. Torna ad essere in salita la strada che porta alla salvaguardia del tribunale di Sulmona. Ma soprattutto per i dipendenti. Il presidente Giorgio Di Benedetto, insieme ai giudici Massimo Marasca e Paola Petti, ha accolto il ricorso presentato dal ministero della Giustizia revocando la decisione del giudice del Lavoro, Ciro Marsella, che aveva sospeso l’efficacia dell’interpello ministeriale volto a trasferire in altra sede i dipendenti dei tribunali soppressi, tra cui quello di Sulmona. Una decisione che arriva in un momento delicatissimo in cui la lotta per la sopravvivenza del palazzo di giustizia peligno sta entrando in una fase cruciale e all’indomani della manifestazione di sabato scorso alla quale hanno aderito oltre duemila persone.

«Il provvedimento penalizza la battaglia dei lavoratori degli uffici giudiziari di Sulmona», afferma Ivana Giardino della Cgil, «contro quella legge ingiusta che riforma la geografia giudiziaria». Anche se la decisione era nell’aria, come sottolinea il presidente dell’ordine degli avvocati del foro peligno, Gabriele Tedeschi: «Dopo la decisione della Consulta di dichiarare costituzionale il provvedimento del ministero eravamo quasi preparati a questo esito visto che nella formulazione della questione di legittimità costituzionale delle norme che avevano disposto la soppressione degli uffici giudiziari del Centro Abruzzo, il presidente aveva fatto trasparire che la sorte dei lavoratori sarebbe dipesa dalla decisione della Corte Costituzionale». Una decisione che, secondo Tedeschi, potrebbe avere pesanti ripercussioni anche sulla funzionalità degli uffici giudiziari di Sulmona. La procedura obbliga i 48 dipendenti che hanno fatto ricorso, di individuare una sede alternativa a Sulmona, entro tre giorni. Se lo faranno potrebbero essere trasferiti nel giro di poco tempo, qualora arrivasse una richiesta in tal senso dalla sede prescelta. Ciò significa che molti uffici, molti strategici, del palazzo di giustizia di piazza Capograssi, già in una situazione di forte carenza di personale, si troverebbero nelle condizioni di non poter più portare avanti il lavoro con gravi conseguenze per l’attività giudiziaria. «Una situazione che ci induce a raddoppiare i nostri sforzi nella lotta a tutela del tribunale», conclude Tedeschi».

Claudio Lattanzio

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