Tre impiegate infedeli condannate a risarcire la Asl L’Aquila-Avezzano-Sulmona

Filmate mentre andavano in palestra o a fare la spesa dopo avere timbrato: danni d’immagine per 30mila euro

PRATOLA PELIGNA. Furono filmate dalla Guardia di finanza mentre erano in palestra, a casa o a fare la spesa. Nulla di strano, se non fosse che avrebbero dovuto essere al lavoro. Ora tre dipendenti del distretto sanitario di Pratola, dovranno risarcire l’erario per il danno all’immagine dell’Asl L’Aquila-Avezzano-Sulmona.

Lo ha deciso la sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Abruzzo, che ha condannato Marina Zavarella, Sonia Tomassetti e Maria Aurora Benvenuto a versare diecimila euro ciascuna, oltre alle spese di giudizio che saranno quantificate in seguito. Le tre dipendenti, difese dagli avvocati Delio Guido e Fabio Guido del Foro di Sulmona, hanno già risarcito il danno patrimoniale arrecato alla Asl, quantificato in poche centinaia di euro, derivante dalle assenze. L’intervento della Corte dei conti fa seguito a una relazione prodotta dalla Finanza nel 2015. I militari diretti dal tenente Luigi Falce, dopo una serie di accertamenti, avevano immortalato con filmati e fotografie le assenze delle tre dipendenti dal posto di lavoro. La sezione (Tommaso Miele, presidente, Federico Pepe, consigliere, Elena Tomassini, relatore, Maurizio Stanco procuratore generale), ha respinto l’istanza della difesa che ha invocato il difetto di giurisdizione della Corte dei conti, prendendo atto che che il danno patrimoniale è stato integralmente risarcito.

Sulmona, dipendenti Asl denunciati per assenteismo
Tre dipendenti degli uffici di Pratola Peligna della Asl 1 di Sulmona sono stati denunciati per assenteismo dalla Guardia di Finanza, che ha pedinato per mesi i tre assenteisti e poi verificato le false attestazioni sui tabulati di lavoro. Denunciato per abuso d'ufficio anche il direttore del Distretto sanitario.

«È pacifico», scrivono i giudici nella sentenza, «il danno erariale derivante dall’ammontare degli emolumenti indebitamente riscossi a titolo di prestazioni non rese dalle convenute, per effetto di assenze arbitrarie dal servizio. Le condotte, ampiamente descritte nell’atto di citazione e non contestate dalle dipendenti (che anzi hanno provveduto spontaneamente al pagamento degli importi loro contestati a titolo di danno patrimoniale) denotano, per la loro ripetizione nel tempo e disinvoltura, un particolare sprezzo della pubblica funzione rivestita e hanno pertanto ingenerato, nella comunità di riferimento, una generale opinione negativa di lassismo e indifferenza nei confronti dell’Azienda datrice di lavoro e, soprattutto, dell’utenza privata; con ciò violando i canoni costituzionali di buon andamento della pubblica amministrazione».

La quantificazione del danno all’immagine è stata effettuata sulla scorta di «condotte illecite, la disinvoltura delle convenute, la delicatezza delle funzioni rivestite, con particolare riguardo alla Tomassetti (ostetrica), e della generale situazione di difficoltà di organico in cui versano, notoriamente, le pubbliche amministrazioni. In particolare, le aziende sanitarie a causa dei noti tagli della spesa e del blocco delle relative assunzioni di nuovi dipendenti».

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