Tribunale, funzionari infedeli condannati ora rischiano il posto

L’avvocato dello Stato: «Un grave danno d’immagine per l’amministrazione della giustizia aquilana»

L’AQUILA. «Un danno di immagine enorme per l’amministrazione della giustizia aquilana».

Lo ha detto l’avvocato dello Stato Generoso Di Leo intervenendo nel processo sullo scandalo assenteismo negli uffici giudiziari e sul tentativo di far passare l’esame col trucco a una candidata all’esame di abilitazione da avvocato. Il tribunale ha condannato Luigina Oddi (funzionaria negli uffici del tribunale di Sorveglianza) a 4 anni e dieci mesi di reclusione e a 4 anni Paolo Di Benedetto funzionario del ministero della Giustizia e all’epoca dei fatti in Corte d’Appello per via delle sue competenze informatiche. Ora entrambi, dopo una condanna pesantissima, rischiano il posto che occupano negli uffici giudiziari soprattutto in caso di condanna definitiva. Troppo gravi i reati ai danni dello Stato che sono stati contestati anche in relazione ai loro ruoli non secondari nell’ambito della pubblica amministrazione. E il pm Stefano Gallo, del resto, non era stato certo tenero chiedendo 6 anni e mezzo per la Oddi e 4 anni per Di Benedetto. I quali sono stati condannati anche a rifondere i danni allo Stato per il loro comportamento che sarà ancora più chiaro quando usciranno le motivazioni del tribunale. Fermo restando che ci sono ancora due gradi di giudizio. Il collegio, presieduto da Giuseppe Grieco, si è trovato, del resto, di fronte a una situazione rara per la sua gravità e singolarità. Ecco un esempio delle modalità contestate agli imputati. «Nelle loro rispettive qualità», si legge in un passo del capo di imputazione, «dall’ufficio informatico della Corte d’Appello il Di Benedetto, ingegnere informatico, si introduceva appositamente digitando dalla propria postazione pubblica dell’Aquila il numero di matricola della Oddi nel sistema marcatempo tramite accesso remoto dal ministero della Giustizia, così che risultassero orari di entrata e uscita della Oddi diversi da quelli reali». Gli episodi sono tantissimi. Ecco, invece, come fu tentato di far passare l’esame a un’aspirante avvocatessa. «La Oddi riceveva», scrive il pm, «da Di Benedetto una e- mail nella quale venivano dettate le tracce dell’esame e le venivano indicati i siti Internet sui cui poter trovare i forum di discussione sulla traccia» La Oddi, addetta alla sorveglianza agli esami, «consigliava alla candidata di portarsi un cellulare da nascondere nelle scarpe e attendeva la giovane al varco di ingresso consentendole l’introduzione del telefonino». Il compito, comunque, veniva realizzato negli uffici della Regione dove lavora Paola Oddi, (anche lei imputata ma con posizione stralciata) dove veniva confezionato l’elaborato. Poi Luigina Oddi è tornata nella sede d’esame e ha consegnato il compito. Tutto inutile perché la candidata è stata bocciata e il trucco scoperto.

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