ELEZIONI

Trifuoggi: ho salvato la ricostruzione e mi candido all'Aquila

L’ex vice sindaco ha una lista civica, con lui Possibile e Bernardi. Al suo posto Cialente nomina Di Stefano, Palumbo assessore

L’AQUILA. «Ho fatto il vice sindaco all’Aquila per salvare la ricostruzione». Non lo dice per vantarsi, ma per spiegare il suo ingresso nell’amministrazione comunale del capoluogo di regione, che rischiava di essere commissariato, nel gennaio 2014. E quindi di bloccare la ricostruzione post-sisma. Ora Nicola Trifuoggi, ex procuratore di Pescara e L’Aquila (antimafia), si candida a sindaco alle elezioni comunali dell’11 giugno. Ieri mattina, a Palazzo Fibbioni, ha presentato ufficialmente le dimissioni da vice sindaco – prontamente sostituito da Pietro Di Stefano, con l’ingresso in giunta del capogruppo Pd, Stefano Palumbo – e contestualmente ha presentato la sua candidatura con una lista civica, il cui simbolo è in fase di elaborazione. Il primo appoggio è arrivato da Possibile. Ma Trifuoggi non ha fatto alleanze con partiti e non farà apparentamenti in caso di ballottaggio.

LA PREGHIERA. «Nel gennaio 2014, quando l’ex vice sindaco (Roberto Riga) fu travolto dalle questioni giudiziarie», ha detto Trifuoggi, «Massimo Cialente venne da me e mi pregò di entrare in giunta come suo vice. “Se non lo farai”, mi disse, “confermerò le mie dimissioni, arriverà un commissario e la ricostruzione dell’Aquila si fermerà”. E poi la città aveva questa aureola di negatività. Non conoscevo Cialente e non sapevo quale fosse la coalizione amministrativa e chi fossero gli assessori. Messo di fronte a questa responsabilità, accettai l’incarico. Ma non per fare politica, bensì per il bene dei cittadini aquilani. Un appoggio alla città in veste di tecnico».

IL COMPLICE. «Ora potrebbero accusarmi di “complicità” con la giunta Cialente», ha spiegato Trifuoggi. «Ma non è così. Ho fatto molte cose e soprattutto ho evitato che se ne facessero diverse, per non dire molte, che avrebbero portato conseguenze nefaste per il Comune e i cittadini. Alcune, purtroppo, non sono riuscito a evitarle».

CHI D’APPALTO FERISCE...

«Una delle cose che ho fatto per la ricostruzione è fare le gare di appalto informatiche e non più cartacee. Un computer è molto meno sospettabile... E poi l’impianto sportivo di Sassa. E fino a quando sono stato in carica, ho impedito il ripristino dei parcheggi a pagamento in centro. In una città dove è difficoltoso anche percorrere strade con il traffico normale, come si fa a mettere questo balzello? E poi la transazione con Impregilo per il parcheggio di Collemaggio: qualcuno in Comune ha deciso di non pagare e ora si andrà in causa e i cittadini dovranno pagare il triplo. Invece ho fermato la transazione con l’impresa della metro, perché al Comune conviene andare in causa. L’ufficio preposto non ha saputo fornirmi le fatture degli stati di avanzamento dei lavori, mi hanno detto: “Non abbiamo la documentazione”. La esibiranno ai giudici. Quello che invece non sono riuscito a fare è smantellare le rotaie della metro, il cui proprietario è il Comune».

CASE CHIUSE. «Il Progetto Case è nato male, è stata una “donazione” della Protezione civile, che il Comune ha accettato a scatola chiusa, senza controllare le certificazioni dei collaudi. E non ha detto nulla quando l’Enel ha trasferito il credito che aveva con il Comune alle banche: la municipalità non riesce a pagare neppure le rate mensili e chiede i soldi ai cittadini che abitano Progetto Case e Map, cittadini che non hanno colpe. Non solo, ma fanno pagare agli inquilini anche i consumi degli alloggi vuoti, che invece dovrebbe pagare il Comune, quale proprietario. E i puntellamenti? Il ferro e il legno vengono portati alla ex Sercom. La mattina lo scaricano e la notte vengono rubati, perché non c’è neppure la recinzione. Il legno, invece, marcisce e bisogna pagare anche lo smaltimento. I puntellamenti sono stati pagati da noi cittadini».

IL MEDICO DI TURNO. Che squadra sarà quella di Trifuoggi? «Ho un sogno: allevare una nuova e giovane classe dirigente, con assessori più preparati dei dirigenti. Noi siamo sganciati totalmente dai partiti. Gianni De Magistris a Napoli ha insegnato qualcosa: che si può vincere anche senza i partiti. Non voglio che nessuno mi chiami da Roma per dire quello che devo fare». Uno dei primi “acquisti” è Antonello Bernardi, medico, uscito dal Pd e in queste ore anche dal consiglio comunale.

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