«Troppe case a rischio dopo il boom edilizio» 

L’ingegner Bellotta: «Patrimonio realizzato fra gli anni Sessanta e Ottanta in gran parte vulnerabile. Ma le attuali tecnologie consentono interventi»

AVEZZANO. Ingegneri dal Giappone sono arrivati a studiare la Casa Palazzi, monumento nazionale in via Garibaldi, l’unica che ha resistito al catastrofico terremoto del 13 gennaio 1915, un 7° Richter che cancellò Avezzano. Questo è un esempio virtuoso del buon costruire. Come esempi virtuosi di edilizia sicura sono arrivati dopo il 6 aprile all’Aquila, quando il sisma ha risvegliato le coscienze. Ma gli altri edifici di Avezzano sono da ritenersi sicuri? Non proprio, o almeno non tutti. A sottolinearlo è l’ingegnere Walter Bellotta, uno dei massimi esperti abruzzesi nel settore, interpellato dopo la scossa di domenica. Un evento modesto ma che ha fatto tornare la paura.
DOPO IL ‘15. «All’indomani del terremoto del 1915», precisa Bellotta, «nella Marsica si è realizzata la ricostruzione con norme molto avanzate per l’epoca. Si faceva ricorso a una tecnologia mista con cemento armato e muratura. Di queste abitazioni, in gran parte in stile liberty, ne esistono molte in centro. Tutte con questa tipologia, realizzate fra il 1920 e il 1935. Il limite della ricostruzione post-terremoto è legato all’impiego di materiali poveri, con scarse capacità dissipative e ridotta duttilità».
MEMORIA PERDUTA. «I problemi si sono amplificati quando si è cominciata a perdere la sensibilità storica delle regole del buon costruire», riprende Bellotta, «e dopo gli anni Sessanta, con il boom edilizio, si è costruito sotto uno scarso regime di sicurezza, ad Avezzano come nel resto d’Italia. Fenomeno cresciuto fra gli anni ‘70 e ‘80. La tecnologia impiegava cemento armato, ma con materiali a non di elevata qualità, con progetti sviluppati con impiego di vecchie normative e con controlli ridotti nell’esecuzione. E mettiamoci pure che imprese e maestranze non avevano grande competenza. Anche qui, come all’Aquila o ad Amatrice, negli interventi di ristrutturazione e ampliamento sono stati realizzati tetti in cemento armato su edifici in muratura, e ciò non ha certo migliorato la efficienza sismica».
LE PREOCCUPAZIONI. «Gli avezzanesi devono essere moderatamente preoccupati», riprende Bellotta, «perché il patrimonio edilizio di questa città, realizzato nel ventennio 60-80, è per la gran parte in regime di sottoprotezione sismica, sia sotto l’aspetto progettuale che nell’esecuzione. Occorrono interventi di miglioramento sismico e la gente se lo deve mettere in testa, c’è poco da discutere. Viviamo in una zona altamente sismica e il terremoto dove c’è stato ci sarà. Dopo i recenti disastri e con l’entrata in vigore di una normativa moderna anche ad Avezzano si sta costruendo con criteri diversi. Ma non può bastare».
OPERAZIONE SICUREZZA. «Il consiglio che do è semplice», riprende Bellotta, «fatevi fare delle verifiche da un esperto e utilizzate le normative introdotte dopo gli ultimi terremoti. Dobbiamo avere la filosofia della prevenzione e smetterla con quella dell’emergenza che costa il doppio e risolve solo in parte i problemi di sicurezza. Per esempio, con il Sisma bonus possono esserci interventi di miglioramento sugli edifici attraverso detrazioni fiscali: più si guadagnano classi di resistenza e più elevato è il bonus. Con le attuali tecnologie è possibile ottenere interventi di miglioramento sismico per aumentare la capacità sismica di una struttura sia in termini di duttilità che di resistenza».
ZONE A RISCHIO. «Lo studio sulla microzonazione sismica ad Avezzano», conclude Bellotta, «ha evidenziato che esistono aree più pericolose di altre, per esempio nella parte sud della città, verso il Fucino, dove possono presentarsi effetti di particolare amplificazione delle onde sismiche con accelerazioni maggiori sul piede dei fabbricati. Prevenzione, cari avezzanesi: mettetevi in testa questa parola».
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