Troppe merendine e poco movimento: bimbi obesi crescono

Centro auxologia in ospedale salva la metà di quelli a rischio La cura dura da 6 a 12 mesi, il pericolo comincia già a 5 anni

L’AQUILA. Quasi la metà dei bambini presi in esame, tra 5 e 15 anni, viene strappata ogni anno dalle “fauci” dell’obesità dal centro regionale di riferimento dell’auxologia e disturbi della crescita del “San Salvatore”.

Il servizio dell’ospedale aquilano, che da gennaio a ottobre ha trattato 198 soggetti con obesità infantile grave, è riuscito a ridurre la massa di grasso in esubero in 83 giovanissimi pazienti. Poco più del 42% di soggetti recuperati che costituisce un successo, visto che si tratta di un fenomeno che, per essere debellato, richiede tempo e collaborazione delle famiglie.

Dopo il day hospital iniziale vengono effettuati controlli ravvicinati e continui aggiustamenti della dieta, fino a depurarla dal mix di merendine, bevande gasate e sostanze ricche di zuccheri che, complice la sedentarietà, favoriscono l’insorgenza di diabete e malattie cardiovascolari in età adulta.

Il soggetto obeso, tanto per avere un’idea di massima, ha una massa di grasso superiore del 40% rispetto a quello che dovrebbe essere il suo peso normale. I trattamenti dei casi gravi di obesità infantile prevedono un percorso terapeutico che dura da 6 mesi a 1 anno in cui, dopo l’impostazione del giusto regime alimentare, viene monitorato il peso con controlli periodici e verificata la progressiva diminuzione della massa di grasso in eccesso.

Il lungo “viaggio” per uscire dal tunnel dell’obesità non è affatto facile perché non sempre c’è una risposta adeguata da parte dei genitori, incaricati di assicurare cambio di rotta a tavola e attività fisica ai propri figli. La scarsa attenzione dei genitori, almeno per una larga parte dei casi presi in esame, spiega in ampia misura perché oltre il 44% dei soggetti non fa alcun progresso e quindi non dimagrisce mentre il 12% peggiora perfino la propria condizione ingrassando ancora.

Al centro regionale di riferimento di auxologia del San Salvatore, diretto dal professore Giovanni Farello, tra i 198 pazienti obesi gravi, il 13% arriva dalla provincia di Roma, il 14% da quella di Teramo e il 15% dalla provincia di Rieti; la restante quota risiede nella provincia dell’Aquila.

In Abruzzo il fenomeno dell’obesità infantile, da tempo, ha fatto accendere le sirene dell’allarme perché la Regione, a fronte di una media nazionale del 20%, registra un tasso di incidenza del 37%.

«Bisogna intervenire soprattutto tra i 5 e i 6 anni», dichiara Farello, «e correggere l’alimentazione sbagliata seguendo una regola di massima: meno carboidrati come pane e pasta e più proteine come carne, pesce, legumi. La prevenzione è decisiva perché il bambino, con disturbi del metabolismo o con eccessiva produzione di insulina, rischia da adulto di sviluppare il diabete e di avere malattie cardiovascolari come ictus e infarto».

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