Truffa, Chiodi ai pm: "Dissi no alla Fondazione"

Il governatore in Procura come persona informata sui fatti: sono sempre stato contrario

L'AQUILA. I politici di maggior calibro erano contrari al progetto della Fondazione sostenuto dagli indagati per la tentata truffa con i fondi del sociale, Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere e dalla Curia. La conferma arriva dagli atti giudiziari e, in particolare, dalle dichiarazioni rilasciate dal commissario per la ricostruzione e presidente della Regione, Gianni Chiodi alla procura dove parecchi mesi fa fu ascoltato come persona informata sui fatti.

«In quell'occasione», dichiarò Chiodi riferendosi a una riunione del giugno 2010 a palazzo Chigi, «mi fu chiesto dal sottosegretario Carlo Giovanardi come mai non fu presa in considerazione la "bellissima idea" del comune di San Demetrio che era giunta sul mio tavolo e sul suo. In quella occasione monsignor Giovanni D'Ercole evidenziò la creazione di una fondazione nella quale la Curia avrebbe potuto rivestire tramite suoi esponenti la presidenza o ruoli apicali al fine di assicurare una gestione trasparente della donazioni e delle somme che sarebbero potute pervenire a fini sociali. Tale ipotesi non è stata ritenuta utile ai fini sopracitati». «Successivamente», ha aggiunto il commissario per la ricostruzione, sempre ostile a questa ipotesi, «non se ne è più riparlato anche perchè della stessa idea erano De Matteis, il sindaco dell'Aquila nonchè il sottosegretario Giovanardi».

In merito allo stesso incontro fu ascoltato in procura, sempre come persona informata sui fatti, lo stesso vice presidente del consiglio regionale Giorgio De Matteis. «In quella occasione» dichiarò «D'Ercole avanzò l'ipotesi di una fondazione dove ipotizzava gli incarichi di presidenza e vice presidenza per garantire legalità e trasparenza. In quella occasione il sindaco Massimo Cialente, sostenuto dal presidente Chiodi, si risentì particolarmente di tale ipotesi».

Chiodi e Cialente, secondo gli investigatori, hanno interpretato con irritazione le parole del prelato (ovvero il fatto che la curia avrebbe vigilato sulla legalità e trasparenza) come la esternazione di un sospetto relativamente alla gestione dei soldi pubblici da parte degli enti locali.

Quanto a Cavaliere, dalle intercettazioni si evince come il segretario del commissario per la ricostruzione, Morgante, lo aveva avvisato sulla figura di Traversi. «Stai attento a Traversi», gli disse, «è un millantatore uno che vanta delle amicizie che non ha». Se gli avesse dato retta solo un pò ora non sarebbe nei guai fino al collo. Cavaliere, infatti, è indagato insieme a lui anche per millantato credito verso alcuni esponenti politici.

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