Truffa coi fondi del terremoto, Traversi e Cavaliere in libertà

Il Gip del tribunale dell'Aquila ha accolto l'istanza formulata dal pm Antonietta Picardi. Il dirigente e il medico aquilano sono accusati, a vario titolo, di tentativo di truffa, millantato credito ed estorsione

L'AQUILA. Sono tornati in libertà Fabrizio Traversi, 62 anni, dirigente della Presidenza del Consiglio dei ministri, e Gianfranco Cavaliere (35), medico aquilano, finiti in manette e poi ai domiciliari - successivamente per il medico l'obbligo di dimora - nell'ambito dell'inchiesta sui cosiddetti "fondi Giovanardi", misure destinate a iniziative sociali nel cratere del terremoto. I due sono tornati liberi su provvedimento del Gip del tribunale dell'Aquila al quale l'istanza è stata formulata dal pm Antonietta Picardi. Gli arrestati e gli indagati sono accusati, a vario titolo, di tentativo di truffa, millantato credito ed estorsione. A Traversi viene contestato anche il peculato.

L'inchiesta ha preso in esame una presunta truffa di 9 dei 12 milioni per il sociale stanziati dopo il terremoto dell'Aquila dal Dipartimento della Famiglia della Presidenza del Consiglio gestito dall'ex sottosegretario Carlo Giovanardi. Il tentativo sarebbe stato messo in campo attraverso una sistema di onlus e associazioni, sistema che avrebbe dovuto permettere la distrazione dei fondi. Nell'inchiesta è indagato anche il vescovo ausiliare dell'Aquila, monsignor Giovanni D'Ercole, al quale vengono contestati i reati di false informazioni al pm e rivelazione di segreti inerenti un procedimento penale.

Sul caso è stata fissata al 18 gennaio 2012, nella Terza sezione penale della Cassazione, l'udienza contro la decisione del tribunale del Riesame del 13 ottobre scorso che aveva confermato gli arresti domiciliari per Traversi (consulente della presidenza del Consiglio e segretario generale della Fondazione "Abruzzo solidarietà e sviluppo"), mentre per Cavaliere (referente di Giovanardi all'Aquila), anch'egli inizialmente ai domiciliari, era stato poi disposto  l'obbligo di dimora fuori dal capoluogo abruzzese.

I giudici Roberto Ferrari, Italo Radoccia e Carla Ciofani nella motivazione della loro decisione avevano confermato l'impianto accusatorio del pm Antonietta Picardi e dei carabinieri del Noe, che proseguono nell'indagine.

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