Un anno da cardinale, Petrocchi verso Roma 

Il 28 giugno 2018 il concistoro. Ora Papa Francesco potrebbe assegnargli la congregazione per il clero

L’AQUILA. Risanamento dei conti e normalizzazione. Ovvero, ordinaria continuità (vedasi l’ultima nomina all’istituto di Scienze religiose) nella gestione degli affari del clero dell’arcidiocesi dell’Aquila. Ma per l’ascolano di Venagrande Giuseppe Petrocchi, che oggi soffia sulla candelina numero 1 con la porpora (il 28 giugno dell’anno scorso il concistoro in cui fu “creato” cardinale), la diocesi del capoluogo regionale “a un’ora e mezza da Roma” potrebbe cominciare a stare stretta.
Per lui si parla insistentemente, negli ambienti ecclesiali, di un posto pronto come prefetto alla Congregazione per il clero, la “fabbrica” dei sacerdoti: ufficio clero, seminari, dispense, ma anche amministrativo, ramo per il quale Petrocchi gode di buona fama sin dai tempi del suo mandato a Latina. Se così fosse, Petrocchi siederebbe al posto di un altro porporato, Beniamino Stella, nipote di Costantino, arcivescovo dell’Aquila dal 1950 al 1973.
In subordine, il nome di Petrocchi era stato fatto circolare anche per il dicastero dell’Economia, per il quale in Vaticano si rischia una sorta di “ingorgo istituzionale”. Infatti, in seguito ai guai giudiziari del cardinale australiano George Pell, estromesso dalla guida della cassa vaticana, sono in attesa di essere sistemate varie caselle, dalla Segreteria dell’Economia allo Ior fino al Consiglio dei cardinali. Molti dei ruoli apicali in questi uffici stanno per arrivare a scadenza, dunque anche Petrocchi potrebbe giocare le sue carte.
E L’Aquila? La preoccupazione più grande del presule, quella di avviare i lavori alla Cattedrale dopo 10 anni dal terremoto, sembra essere il motivo che lo tiene legato alla città. Del resto, anche il presidente della Conferenza episcopale Gualtiero Bassetti mantiene la guida della diocesi di Perugia, quindi il Papa potrebbe chiedere a Petrocchi di restare un altro po’. Nel frattempo, nessuna rotazione periodica di parroci (altrove di prassi). E le uniche nomine in diocesi tutte provvisorie: finché non si provveda diversamente. Prudenza, rispetto del suo motto («L’amore prima di tutto») o immobilismo tattico? Un soffio d’aria nuova, o un battito d’ali nella diocesi ora retta da un cardinale, a Roma diventerebbe un uragano.
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