Un'odissea spostarsi in autobus

Cambi e tempi lunghissimi anche per corse di pochi chilometri

L'AQUILA. Una rivoluzione copernicana, dettata dalla necessità di servire i nuovi quartieri sorti dopo il terremoto, avendo però a disposizione un numero insufficiente di mezzi e di uomini. L'Ama, l'azienda della mobilità aquilana, sta facendo quel che può per fronteggiare la situazione. Nuovi poli scolastici ed universitari, 19 insediamenti abitativi che hanno accolto circa 15 mila persone rimaste senza casa, uffici riaperti nella zona est della città, quella che fino al 6 aprile del 2009 ospitava solo capannoni industriali. E un centro ancora chiuso e presidiato dall'esercito. Questa la città "disegnata" dal terremoto, la città dove tutto ora - sedi scolastiche, uffici e case - testimonia una condizione di provvisorietà.

Una situazione «nuova», in continua evoluzione, per le aziende comunali che erogano i servizi. A cominciare dall'Ama costretta a tracciare itinerari diversi, a trasformare luoghi prima appena sfiorati dal servizio in terminal di scambio per le lunghe «traversate» da una parte all'altra del territorio comunale, il più esteso nell'ambito della regione. Il tutto avendo a disposizione risorse sempre più esigue e, comunque, tali da non poter pensare a un potenziamento delle corse neppure per i soli quartieri del progetto Case o dove sono sorti i Map. Anzi, da luglio è entrato in vigore l'orario estivo con un taglio vistoso del numero delle corse che, comunque, continuano ad essere gratuite. Meno autobus, ma anche pochi viaggiatori. Il grosso degli utenti dell'Ama è rappresentato, infatti, dagli studenti. E in agosto, con scuole e università chiuse, l'Ama perde circa il 70% dei suoi "clienti".

Solo il 5% è rappresentato da lavoratori, il resto è costituito da pensionati e casalinghe. Ma per chi decide di utilizzare l'autobus, il viaggio diventa spesso «lunghissimo» e «condito» da cambi, anche solo per spostarsi, tanto per fare un esempio, dal nuovo quartiere di Cese di Preturo al terminal di Collemaggio. Per non parlare poi dei collegamenti tra la zona ovest e quella est della città. Un tracciato che non prevede corse dirette. Cosìcche chi vive a Pagliare di Sassa, negli appartamenti del progetto Case (ex Sercom), può raggiungere Paganica solo attraverso un cambio al terminal di Collemaggio o all'università a Coppito. E il rischio, se si perde la coincidenza, è di impiegare anche due ore per poter arrivare a destinazione.

È quanto capita a chi, ad esempio, da Pagliare vuole raggiungere - servendosi dell'autobus che passa di lì alle 9.05 - Paganica. Il cambio è previsto all'università (zona ospedale) dove alle 9.13 dovrebbe passare il 106 che, in arrivo dall'Aquilone, dovrebbe poi proseguire fino al terminal di Collemaggio e di lì a Paganica dove l'arrivo è previsto alle 10.10 (un'ora dopo). Ma se al bivio per Coppito l'autobus che arriva da Sassa (il 77) trova traffico, la coincidenza è persa e bisogna attendere un'ora per la corsa successiva. E tutto per una distanza che non supera i venti chilometri. Così si spiegano gli autobus che continuano a viaggiare vuoti. Come pure le proteste di chi, invece, non può fare a meno del trasporto pubblico e che impiega troppo tempo per spostarsi da una periferia all'altra, da un luogo di scambio all'altro: ospedale, Scuola della Finanza, Collemaggio, Acquasanta e il centro commerciale L'Aquilone, diventato ormai importantissimo per il servizio ridisegnato dall'Ama. Dall'Aquilone, ai tempi del G8, partivano anche le navette per la Finanza. Ora è qui che il grosso delle linee del trasporto urbano fa tappa.

Ma sono molti gli utenti disorientati. «Non sappiamo più quale autobus prendere» affermano due anziane signore appena scese da un autobus e in attesa di una coincidenza per tornare a Cese di Preturo, nelle loro case provvisorie. «È una situazione sfibrante. Il terremoto ha devastato le nostre vite, tanto da rendere difficili persino questi piccoli spostamenti». Qualcuno, vedendole in difficoltà, suggerisce loro di chiamare il numero verde dell'Ama, ben esposto alle fermate. Un call center che dà informazioni su corse e orari degli autobus. Un modo per venire incontro soprattutto alle esigenze degli anziani, i più penalizzati da questa nuova realtà. E tra loro c'è chi l'autobus non riesce neppure a prenderlo. E ciò perché in alcuni dei nuovi quartieri le strade non sono così ampie da consentire il passaggio dei mezzi dell'Ama.

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