Una notte all'Aquila a bordo di una volante Dalla periferia al centro fra ruderi e movida

Viaggiocon i poiliziotto della Questura nella città terremotata che cerca normalità e sicurezza

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L’AQUILA. Il ragazzo ubriaco nasconde le mani dentro le tasche dei pantaloni nel vicolo poco illuminato del centro storico. È andato a cercare lì un posto tranquillo dove orinare, a ridosso di via Assergi, dove prima del sisma sugli scalini della chiesa si affollavano gli studenti iscritti ai corsi di lingue dell’università di Lettere e filosofia. Tutt’intorno è un correre e rincorrere di gambe scoperte, tacchi 20, gruppi di giovanissimi o di universitari col bicchiere in mano che passano da un locale all’altro nel quadrilatero del divertimento aquilano.

j«Qualche problema?», chiede il poliziotto che ha da poco – intorno alle 23 – iniziato la sua «ronda» tra i giovani della movida cittadina. Le torce degli agenti della polizia di Stato illuminano il malcapitato ricercatore di una toilette a cielo aperto. Va bene che il centro storico è un non-luogo disabitato e senza regole, con i palazzi retti da puntellamenti usati qualche volta come appigli per un’arrampicata improvvisata; ma è pur sempre un centro città e non è che si possa proprio fare bisogni ovunque. «Non sto facendo niente di male!», farfuglia il giovane mentre cerca di nascondere la sbornia. E si allontana con la vescica piena. ll vicolo, già maleodorante, ringrazia. La movida di questo giovedì sera a seguito della Volante della Questura dell’Aquila è più calma del solito. Sarà il freddo, sarà l’apertura di due nuovi grossi locali nelle due opposte periferie della città, o sarà la noia che prende il sopravvento in un luogo che offre sempre meno ai suoi giovani. Non è comunque un buon motivo per abbassare la guardia in un contesto dal vandalismo facile, in cui servirebbero telecamere per la videosorveglianza, e anche questa notte gli agenti della squadra Udine-Palermo scendono tra la gente facendosi largo a gomitate, soprattutto tra piazza Regina Margherita, il Corso e via Garibaldi. È qui che talvolta volano calci e pugni tra ragazzi dai nervi meno saldi per via dell’alcol. È da qui che parte ogni giovedì notte la chiamata di Nunzio Centi Pizzutilli (uno dei primi e quasi unico residente a rientrare in centro storico, in via Dei Sali), alla Sala operativa. Pizzutilli non si è mai rassegnato a urla e lanci di bottiglie contro il suo portone. È questa una delle tappe consuete inserita nel servizio straordinario di controllo e prevenzione della Questura, svolto più volte a settimana e che Il Centro riesce a seguire per una notte al seguito di un’auto della polizia di Stato.

IL GIRO DI NOTTE. «La divisa ha di per sé un effetto preventivo e fa da deterrente contro i reati, contribuendo a creare sicurezza nei cittadini», spiega il capo della Volante, Enrico Rendesi, «per questo è importante girare in mezzo alle persone e fare quello che si definisce un servizio di prossimità». Il centro storico è soltanto una delle tappe del servizio straordinario di controllo del giovedì sera, lo seguo a bordo di un’auto di servizio della Questura. Può succedere di tutto, ma può anche essere una serata tranquilla. Chi può dirlo? La Sala operativa è già pronta a gestire e coordinare tutte le operazioni delle Volanti su strada, sotto le indicazioni del dirigente. Questa notte fanno il turno due donne.

IL BRIEFING. Tutto comincia dal briefing che il dirigente tiene alle 20,30 nella sala Calvitti, dedicata a un poliziotto vittima del sisma, davanti a 35 agenti tra quelli della Volante, i 16 rinforzi della Udine-Palermo voluti dal questore, Vittorio Rizzi, e i 18 del Reparto prevenzione crimine provenienti da Pescara: 11 equipaggi. Nulla deve essere lasciato al caso. «Tre macchine della sezione Prevenzione crimine andranno a Pizzoli. Il sindaco mi ha segnalato un abbassamento della percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Si faranno dunque controlli all’interno dei bar e controllando gli automobilisti che transitano. Gli altri 5 equipaggi, due Udine-Palermo e gli altri del Reparto Prevenzione crimine, andranno in zona Preturo, Sassa, Coppito e Pile, dove c’è stata una recrudescenza dei furti». La città è divisa in tre zone, quella indicata da Rendesi è la «zona B», una delle più urbanizzate, nella quale si trovano diverse new town e la più ricca di gallerie commerciali. Per questa ragione vi avvengono più furti che altrove.

PIZZOLI. L’inconfondibile segnale dell’arrivo di una comunicazione tramite le radioline ci accompagnerà per tutte le sei ore di giro notturno. Sono le 21 e in un locale a Est della città c’è un ubriaco che sta facendo casino. «Ci hanno segnalato una persona un po’ alticcia che disturba, vedi un attimino», dice con voce roca l’agente della Sala operativa, che chiede a una volante di spostarsi in quella direzione. Non riguarda noi, che andiamo dritti a Pizzoli. È qui che alcune pattuglie resteranno a controllare le automobili: il classico «posto di blocco», che si concluderà con un’ottantina di persone fermate. Davanti a piazza Municipio transitano poche auto. Le uniche voci che riempiono di vita il centro del paese sono quelle dei «camminatori coraggiosi», un gruppo di pensionati escursionisti notturni. Sfreccia una prima Ford scura e l’agente alza la paletta. «Buonasera, favorisca patente e libretto», dice l’agente al primo dei 60 automobilisti che verranno fermati nel corso della nottata.

CASE INAGIBILI. «Corri corri, vieni di qua!». Un’ombra vicino a uno dei complessi inagibili di via Antica Arischia fa pensare che qualcuno sia entrato in un appartamento, approfittando di una porta o di un garage spalancati. Via Antica Arischia è una delle zone in cui ci sono ancora interi palazzi danneggiati, simbolo di una ricostruzione che procede a macchia di leopardo. Un invito a nozze per gli sciacalli che qualche volta approfittano anche dei cantieri della ricostruzione. Gli agenti illuminano garage e fessure con le loro torce, l’adrenalina aumenta mentre mi incitano a tornare in macchina. Fortunatamente non c’è nessuno, solo macerie e pareti crollate su letti e mobili, scene di vita quotidiana ferma a 5 anni fa. «Qui è facile compiere furti», spiega Rendesi, «perché ovviamente manca il controllo sociale. Per tale motivo realizziamo spesso pattugliamenti».

NEW TOWN. Sotto le piastre della new town di Pagliare di Sassa le macchine sono parcheggiate in un surreale silenzio. Spunta una scritta su una colonna, per il resto, non ci sono segni di vita. È un quartiere dormitorio come tutte le altre 18 «piccole città» sparse nel territorio comunale. Senza spazi associativi e negozi, non sono un luogo amato dai giovani per incontrarsi e nel deserto generale è facile che avvengano furti di auto o piccoli danneggiamenti, magari frutto di screzi tra condomini litigiosi. «La geografia della città è molto cambiata dopo il sisma, soprattutto con la nascita del progetto Case. Per questo motivo è più impegnativo monitorare tutto il territorio», spiega Rendesi, «e nei nuovi quartieri la squadra Volante fa costantemente dei controllo ordinario e straordinario».

SALA OPERATIVA. È la cabina di regia della Questura, dove arrivano le chiamate al 113 e vengono coordinati gli equipaggi della Polizia sul territorio.

A dicembre quella dell’Aquila ha ottenuto, insieme ad altre 10 Questure in Italia, la certificazione Iso 9001. «Significa che tutti gli operatori hanno ricevuto una formazione che li ha portati a gestire le chiamate al 113 secondo precisi protocolli, aumentando la qualità della risposta», chiarisce Rendesi. Gestire una chiamata al 113 non è un’operazione semplice, perché dall’altro lato del telefono possono esserci persone vittime di un’aggressione, di un furto, oppure testimoni di un incidente, dunque agitate o in pericolo. L’obiettivo è sempre proteggerle e consentire agli agenti d’intervenire in sicurezza.