Università, chieste le elezioni

I dissidenti: un nuovo rettore per uscire dal baratro

L'AQUILA. «La nostra università versa in uno stato di profonda crisi economica. Una situazione dalla quale si può uscire solo con una nuova governance». A lanciare la sfida ai vertici dell'Ateneo, sollecitando le elezioni per la scelta del nuovo rettore, è ancora una volta il gruppo dei dissidenti capitanato dal professor Sergio Tiberti.

«Secondo i dati forniti dal Ministero, il nostro Ateneo è ormai sul lastrico visto che il rapporto tra la spesa per gli stipendi e il fondo di funzionamento ordinario è del 102 per cento. Ciò significa», ha spiegato in una conferenza stampa proprio il professor Tiberti, da mesi in campo contro la gestione del rettore Ferdinando di Orio, «che per il personale si spende più di quanto l'Università incassa dallo Stato. Così per far quadrare i conti, è necessario prelevare fondi da altri capitoli, quali la ricerca, la didattica e i servizi. Altro che Ateneo virtuoso! Questa gestione ci sta conducendo verso il baratro. E i principali responsabili di questa vergogna sono il direttore amministrativo e il rettore. Quest'ultimo, poi, tace perché sa che questo disastro gestionale è il frutto delle politiche sul personale attuate negli ultimi 7 anni».

Tiberti - che ha anche denunciato di essere vittima, insieme ad altri dissidenti, di ritorsioni da parte dei vertici dell'Università - ha poi ricordato l'accordo di programma triennale stipulato con il Ministero all'indomani del terremoto.

«Ma qui abbiamo bisogno di ben altro che dei benefit ormai in scadenza. Qui nulla si è mosso per quel che riguarda la sistemazione delle sedi. Abbiamo facoltà collocate in capannoni per i quali l'Università sta pagando fitti esorbitanti, molto più alti del loro reale valore. Una speculazione che andava denunciata. Intanto, il numero degli studenti è in calo ed è tutto fermo anche sul fronte della ricerca».

Per il gruppo degli oppositori (con Tiberti anche Francesco Bizzarri, Marco Valenti e Aniello Russo Spena ex preside di Ingegneria), di Orio avrebbe dovuto battersi per ottenere dal ministro Gelmini più tempo. Almeno il doppio dei tre anni previsti. «Questa drammatica situazione finanziaria» hanno chiarito i quattro docenti «provocherà il congelamento delle assunzioni di giovani ricercatori, la perdita dei contributi ministeriali e di competitività, nonché l'arretramento di posizioni».

Russo Spena ha puntato l'indice contro il mancato recupero della sede di Ingegneria. Un ritardo ingiustificabile» ha detto «che penalizza la didattica e la ricerca». Valenti ha segnalato il caso dei laboratori biomedici di Coppito 2, «dove i ricercatori sono fermi ormai dal terremoto. Una cosa che ha dell'incredibile perché qui abbiamo ricercatori validissimi che, però, non vengono messi in condizione di lavorare». Valenti ha quindi chiesto di andare subito al voto, senza aspettare la revisione dello statuto che dovrebbe prorogare di un anno il mandato del rettore di Orio. Un appello indirizzato al decano dell'università Enzo Chiricozzi, «il solo che può indire le elezioni (entro il 31 marzo) da tenersi poi entro i successivi 60 giorni. Un appello, però, caduto finora nel vuoto» ha commentato Valenti, secondo cui «per il bene dell'Università è necessario eliminare le interferenze di natura politica che hanno caratterizzato la gestione di Orio».

«Indire le elezioni con l'attuale statuto» ha aggiunto Bizzarri «significa dare la possibilità anche al personale tecnico e ai ricercatori di partecipare al voto. Cosa non prevista dalla legge di riforma dell'università, alla quale il nuovo statuto dovrà ispirarsi».

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