Vuole riabbracciare la famiglia, arrestato 

Il cittadino albanese espulso 2 anni fa voleva lavorare e stare con i suoi. Rilasciato dopo 48 ore

L’AQUILA. Espulso dall’Italia nel 2017 per cinque anni, è tornato nei mesi scorsi per lavorare e riabbracciare la propria famiglia, sfidando la legge. Arrestato dalle forze dell’ordine in un paese dell’Aquilano, nel giro di poche ore è stato scagionato e da ora in poi potrà restare in Italia.
È la singolare storia di un cittadino albanese, che è riuscito a far valere le sue ragioni, pur contravvenendo a quanto già stabilito dal giudice di pace di Perugia solo un paio di anni fa. «L’uomo è tornato per lavorare e soprattutto per riabbracciare la sua famiglia d’origine, che non vedeva da tempo e che stanzia in Italia da anni», spiega il suo difensore di fiducia, l’avvocato Carlotta Ludovici.
«Per questo è stato arrestato dopo diverso tempo di permanenza sul territorio aquilano. In sede di convalida della misura cautelare, avvenuta a meno di 48 ore, abbiamo chiesto la concessione dei termini a difesa, previsto, evitandone così il rimpatrio». Sebbene tutto fosse pronto alla frontiera per riportare coattivamente lo straniero nel suo Paese di origine, dunque, non è stato possibile farlo.
«Il rimpatrio sarebbe potuto avvenire solo a seguito dell’udienza già fissata innanzi al giudice di pace dell’Aquila competente in merito all’espulsione degli stranieri», spiega Ludovici, «udienza che è stata annullata a seguito della richiesta dei termini a difesa». Il procedimento, che ha deciso le sorti dell’imputato, si è concluso con l’udienza dell’11 settembre scorso con rito direttissimo. «È stato possibile evitare l’espulsione dal territorio italiano, grazie alla richiesta di patteggiamento (con sospensione condizionale della pena), non avendo alcuna competenza il giudice penale in merito all’espulsione», continua l’avvocato. «È stato accolto, in quanto già approvato dal procuratore, il patteggiamento con il quale si è ottenuta non solo la riduzione di un terzo della pena, ma soprattutto la liberazione dell’imputato e la mancata espulsione». Secondo la difesa, l’uomo era tornato in Italia «esclusivamente per svolgere attività lavorativa e per ricongiungersi con la propria famiglia che da sempre vive in Italia, e non certo per delinquere, tant’è che l’uomo è incensurato e il decreto di espulsione dall’Italia, emesso un paio di anni fa, traeva origine da provvedimenti delle autorità francesi e svizzere per fatti nei quali lo sventurato straniero era stato tirato in ballo, senza però avere conseguenze penali. Circostanza nella quale l’uomo non ebbe la possibilità di difendersi».
La sentenza emessa nel capoluogo abruzzese era del tutto inaspettata per il cittadino coinvolto nella vicenda. «Non sempre si possono giudicare i comportamenti tenuti da persone straniere, che per sventura o sfortuna si ritrovano coinvolti senza volerlo in situazioni spiacevoli», conclude l’avvocato.
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