Zona franca, imprese al palo

Confindustria: servono sostegni concreti e immediati

L'AQUILA. «La zona franca, come è stata concepita, servirà a poco. Deve essere modificata e plasmata alle esigenze dell'Aquila». Confindustria chiede sicurezza sui fondi da destinare a investimenti strutturali e innovazione. Oltre 1.500 le piccole aziende che non hanno ripreso l'attività dopo il sisma.

Un appello al governo, lanciato dal palco del convegno su «Imprese e istituti di credito», che si è svolto all'Aquila alla presenza del vice presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia. «So che Confindustria», ha dichiarato Boccia, «ha sottoscritto un documento, con Camera di commercio e altre categorie, attraverso cui perseguire lo sviluppo e l'occupazione nelle aree del sisma. Senza la rinascita dell'imprenditoria non ci sarà futuro». 

Il mercato locale è fermo. Le piccole e medie imprese sono in sofferenza: centinaia le aziende al di sotto dei 50 dipendenti che non hanno riaperto l'attività. Mancano i fondi per riparare i danni e operare nuovi investimenti.  «La zona franca va modificata», ha affermato Antonio Cappelli, presidente dell'Unione industriali della provincia dell'Aquila, «vige l'incertezza anche sui 45 milioni di euro disponibili: bisogna capire se lo stanziamento è annuale o spalmato su 5 anni.

Soldi necessari per finanziarie investimenti di aziende che arrivano da fuori e per rimettere in piedi le imprese che operavano nel cratere e che sono state duramente colpite».  I fondi, secondo Confindustria, andranno destinati al risanamento dei danni strutturali, «ma parte del plafond dovrà essere impegnato su innovazione e ricerca per restituire competitività alle imprese locali». 

La stima effettuata finora individua in 1500 le piccole e medie aziende in fase di stallo. Si tratta, per lo più, di artigiani, commercianti e imprenditori titolari di attività con un numero di dipendenti inferiore a cinquanta.  «La linfa vitale del territorio», ha aggiunto Cappelli, «che fino allo scorso anno bilanciava, almeno in parte, la crisi della grande industria, che conta oggi 1.500 operai in cassa integrazione.

La zona franca servirà, se regolamentata meglio, a dare respiro alle piccole e medie imprese».  «Ad oggi, non si sa quale sarà la situazione delle partite Iva esistenti alla data del 6 aprile», ha sottolineato Modesto Lolli, presidente del Comitato piccola industria dell'Aquila, «le misure emanate finora sono rivolte a chi verrà all'Aquila a fare business, non a chi era già qui. Occorre un provvedimento ad hoc per le attività esistenti prima del sisma.

Finora abbiamo visto solo una riproduzione della zona franca di Pescara, ma nulla di specifico per il nostro territorio. Al pastrocchio generale si aggiunge il provvedimento che affida ai comuni la gestione e concessione dei benefici, con assoluta discrezionalità. L'imprenditoria aquilana ha bisogno di ben altro per poter rialzare la testa».

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