«È un Parco della Memoria senza vita» 

L’architetto Pecilli critica la «colata di cemento» prevista a piazzale Paoli per ricordare le 309 vittime del sisma 2009

L’AQUILA. «Io, a piazzale Paoli, ho passato l’infanzia. Era il posto dove trascorrevo tutti i pomeriggi con i miei amici, per lo più vicini di casa o alunni della succursale De Amicis, in via dei Giardini. Dopo le tre, cominciavano a vedersi quelli che, come me, trovavano tutte le scuse per rimandare l’ora dei compiti. Ci si divideva in gruppi che si raccoglievano intorno a una passione o un talento, e quindi c’era chi, come Stefano o Paolo, cominciava a fare le squadre per una partita a pallone».
Ora non gli va proprio giù il progetto della costruzione del Parco della Memoria, in ricordo delle vittime del terremoto del 6 Aprile 2009. Non è contro il Parco, l’architetto, noto professionista aquilano, Pietro Antonio Pecilli, ma contro «la colata di cemento», che sta per abbattersi sul piazzale.
«Una partiTa a pallone che durava fino al tramonto, fino a quando la luce diventava troppo debole per vedere la palla. Per quanto possa ricordare, i lampioni di piazzale Paoli non hanno mai funzionato. C’era anche chi passava il tempo a giocare con le biglie di vetro o tentare i primi approcci con le poche bambine che avevano il permesso di uscire, sempre guardate a vista dalle mamme. E così mi ricordo di Paolo, di Alessandra, di Bice. Ora molti di quei bambini non ci sono più. Bice, Carlo, Nicola che stava vicino a Enobar, e per ultimo Angelo. Io penso spesso a loro», dice Pecilli, «e me li immagino ancora a giocare in mezzo a piazzale Paoli, a fare le cose normali che facevamo tutti i giorni. Io vorrei ancora ricordarli così, se me lo faranno fare, e mi dispiacerebbe affogare il loro ricordo in una vasca d’acqua di pochi centimetri. Mi dispiacerebbe ricordarli in una tomba di cemento inutile e brutta; sì, ho abbastanza anni per poter dire che una cosa è “brutta” senza dovermi giustificare o aspettarmi chissà quale punizione. Come dicevo, non vorrei certo che il luogo della mia infanzia diventasse un parcheggio per auto (per qualche decennio, poi piazzale Paoli è stato adibito a parcheggio per auto e c’era anche un progetto per costruirne uno interrato, ndr), ma forse mi sarebbe piaciuto un posto completamente ricoperto di verde, con tanti alberi».
È questo che chiede l’architetto Pecilli: al posto della colata di cemento, tanto verde e alberi, con panchine e giochi per i bimbi, e alberi antichi e nuove piante dedicate «ai miei vecchi amici, che su quel piazzale hanno passato tutta la vita, e gli alberi più giovani dedicati a quei trecentonove che sono stati portati via dal terremoto. Magari dei giovani alberi da veder crescere e custodire, con una piccola dedica a chi non è più con noi, ma è sempre dentro di noi. Credo, invece, che dovremo rassegnarci a vedere uno squallido mausoleo, un non-luogo deserto e senza storia, nel quale nessuno avrà voglia di stare. Si è persa un’occasione, invece, per dare alla città martoriata un posto della Memoria che, però, ricordi la vita».
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