A San Clemente si pagano 800 euro

La quota non va alla curia ma alla Soprintendenza, 350 euro a San Liberatore

CASTIGLIONE A CASAURIA. Pagano intorno a 800 euro le coppie che vogliono celebrare il proprio matrimonio nell’abbazia di San Clemente a Casauria, retta dal parroco don Mauro Pallini. È stato sempre così per quei luoghi di grande valore storico architettonico soggetti, come in questo caso al vincolo della Soprintendenza ai beni architettonici, artistici e storici con sede all’Aquila. Il denaro, insomma, non va certo alla parrocchia o alla curia, ma all’ente aquilano che deve pensare a mantenimento della struttura, secondo i canoni prescritti per questo tipo di opere.

Nell’abbazia di San Liberatore a Majella di Serramonacesca, un’altra molto richiesta dalle coppie di sposi, la quota di chi lì vuole pronunciare il proprio sì si aggira intorno ai 350 euro. Anche questa mastodontica cattedrale del territorio interno, retta dal parroco padre Giulio dei Francescani Caracciolini, è assoggettata a molti vincoli storici ed artistici. Risulta essere in testa alla proprietà dell’abbazia di Montecassino che però non potendola direttamente e agevolmente gestire l’ha affidata, con una speciale convenzione alla curia arcivescovile di Chieti-Vasto. Il contributo versato dagli sposi, non transita nel circuito amministrativo dalla parrocchia, ma viene utilizzato per il mantenimento dei valori e per la manutenzione ordinaria e straordinaria del complesso edilizio. Una parte, curiosamente, va anche al Comune di Serramonacesca, circa 50 euro. Fu il sindaco Andrea Di Meo con la sua amministrazione a deliberare in questo senso, in quanto si ritenne che anche l’amministrazione avrebbe dovuto essere in qualche modo remunerata per i servizi prestati per consentire l’accesso sicuro al luogo sacro.

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