A TERESA

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Un giorno mi hai detto: "Vale, proviamo a fare la pizza?". Il verbo era al plurale, volevi farlo tu ma avevi il desiderio di coinvolgere anche me. Sapevi che l'autore dell'opera non potevi che essere tu, perché solo tu saresti stata capace. Non io, che ti chiedo spiegazioni anche per cucinare una frittata o per non far attaccare la carne alla padella.

L'idea mi piacque così tanto che ti chiesi subito cosa potessi fare per rendermi utile. Mi hai chiesto di accompagnarti a fare la spesa. Era un sabato mattina che sapeva di festa. Nella mia testa era come un giorno in cui tornare da scuola e trovare una mamma con le mani in pasta pronta fare qualcosa di bello con la sua bambina. Perché in fondo, vicino a te, mi sono sempre sentita un po' piccola. Grazie per avermi permesso di esserlo. Tu..che devi già occuparti di tante persone. Sarà perché ti riesce così bene, che tutti vorrebbero che ti occupassi di loro.

Ho messo le mani in pasta per la prima volta nella mia vita a 25 anni, vicino a te, lavorando la massa che avevi preparato tu, sul tuo tagliere di legno, con il tuo incitamento e con il tuo sostegno. Per me, che era una cosa così nuova, era come se mi stessi insegnando ad andare in bicicletta o ad allacciarmi le scarpe. Spero davvero, di non dimenticarlo più. E se volessi ambire, direi che spero anche di poterlo insegnare a qualcuno, un giorno.

Ero eccitata, volevo aiutarti in tutti i modi , ma avevo paura di rovinare il lavoro, per questo chiedevo conferma a te prima di compiere qualsiasi gesto. Non mi sarei mai perdonata la distruzione del lavoro a causa di uno dei compiti mal fatti che mi avevi assegnato.

Quel sabato, intorno alle 21, abbiamo mangiato la pizza che avevi fatto tu, con un po' del mio aiuto. Più formale che sostanziale.

Era la pizza più buona del mondo: sapeva di casa, sapeva di amore, sapeva di te.

Avrei voluto prenderne un pezzo e conservarlo per sempre, ma la mia ingordigia e un po' di timidezza me l'hanno impedito.

Era migliore di quella di qualsiasi pizzeria, era morbida e croccante, salata ma non troppo, alta e bassa. Era tutto.

Poteva soddisfare i gusti di chiunque, a mio parere.

Era nata in quella cucina, era lievitata proprio lì, sotto i nostri occhi. Era qualcosa di incredibile.

Credo che il giorno che impasterò di nuovo una pizza, mi mancherai.

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