Acerbo e Di Nisio bloccano il siluramento di Mascia

I due consiglieri ancora incerti se firmare le dimissioni per far cadere la giunta «Temiamo un rinvio del voto». Ma il Pd assicura: niente rischi, lo dice il prefetto

PESCARA. I consiglieri comunali Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista) e Fausto Di Nisio (indipendente), almeno per ora, non firmeranno le loro dimissioni davanti al notaio per mandare a casa Albore Mascia e la sua giunta, con un mese di anticipo dalla scadenza naturale del mandato. Comunque, c’è tempo fino a martedì prossimo per farlo. I due consiglieri sono incerti, perché temono che la decadenza dell’amministrazione possa comportare un anno di commissariamento del Comune, con i rischi di aumenti delle tasse per sanare i conti dell’ente. È una responsabilità, questa, che al momento nessuno dei due si vuole prendere. Prima di firmare, vogliono precise garanzie che si vada al voto il 25 maggio, perché la legge non è chiara su questo punto. In proposito è intervenuto ieri il vice capogruppo del Pd Enzo Del Vecchio, l’organizzatore della congiura contro il sindaco, il quale ha assicurato che non si corrono rischi di rinvio delle elezioni. «Gli uffici della prefettura», ha rivelato, «hanno contattato il servizio Enti locali del ministero dell’Interno che ha garantito che non verrà rinviato il voto, se l’amministrazione comunale dovesse decadere in anticipo». Ad Acerbo e Di Nisio non bastano queste rassicurazioni verbali, le vogliono scritte da un organo istituzionale competente. Il consigliere di Rifondazione ha già allertato un collega di partito di Roma che lunedì si recherà al ministero per chiedere delucidazioni in merito. Ma il sospetto che nutrono entrambi i consiglieri e non lo nascondono è quello che dietro questa manovra ci sia la lunga mano di Luciano D’Alfonso. Farebbe cadere Mascia per ritardare di un anno le elezioni e crearsi un paracadute per un’eventuale candidatura a sindaco, nel caso gli dovesse andare male la corsa alla presidenza della Regione. Così si spiegherebbero le numerose telefonate ricevute da alcuni consiglieri per andare a firmare. Solo fantasie?

Quello che è certo è che Mascia e la sua giunta restano appesi ad un filo. Dal notaio Massimo D’Ambrosio sono state depositate sinora 20 firme, contro le 21 necessarie per far decadere l’amministrazione comunale. Ne basterebbe una, appunto quella di Acerbo o quella Di Nisio. Ma le loro firme, per adesso, non arriveranno. Anche se Di Nisio, venerdì sera, dopo aver letto le dichiarazioni del sindaco che parlava di una nuova maggioranza in consiglio comunale con il sostegno dei due consiglieri, è andato su tutte le furie e ha annunciato che avrebbe firmato l’atto di dimissioni domani. Ieri, però, è apparso molto più cauto e in pieno accordo con quanto dichiarato in mattinata da Acerbo. «I revisori dei conti», ha detto il consigliere di Rifondazione comunista, «hanno attestato una situazione di sofferenza finanziaria del Comune per 14 milioni di euro. Se c’è anche la remota possibilità che con l’arrivo del commissario scatti un aumento delle tasse, allora io non firmo niente». «Il presidente del consiglio comunale Roberto De Camillis dovrebbe convocare sindaco e capigruppo per fare il punto della situazione economica del Comune». Il consigliere di Rifondazione sarebbe disponibile anche a concedere a Mascia una via di scampo. «O l’amministrazione si impegna a non fare nulla che non sia concordato con l’opposizione per il tempo che le rimane», ha avvertito, «o la si fa cadere».

Sulla stessa linea anche le dichiarazioni rilasciate da Di Nisio ieri. «Sto ricevendo pressioni da tutti», ha osservato, «ma non mi dimetterò se elezioni rischiano di spostarsi di un anno. Questo non vuol dire che ho fatto il salto della quaglia».

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