«Alessandrini candidato improvvisato»

Di Pietrantonio (Pd) attacca il suo avversario alle primarie più temuto: «Io mi sono preparato per cinque anni, lui no»

PESCARA. Si infiamma la corsa alle primarie del centrosinistra per la scelta del sindaco. Uno dei candidati, il capogruppo del Pd Moreno Di Pietrantonio, psicologo al Sert, ha attaccato il suo avversario, forse, quello più temuto di questa campagna elettorale, Marco Alessandrini, anche lui consigliere comunale del Pd. «La mia candidatura a sindaco», ha detto, «è frutto di un durissimo lavoro durato cinque anni. Non credo che una candidatura si possa improvvisare e decidere a tavolino in 24 ore. Mi riferisco all’amico Alessandrini».

Parole pesanti, le sue, che dimostrano una forte rivalità all’interno del Pd e anche del gruppo consiliare per accaparrarsi la poltrona da sindaco. Tutto questo avviene ad una settimana dallo svolgimento delle primarie del centrosinistra in cui si confronteranno, oltre a Di Pietrantonio e ad Alessandrini, anche Antonio Blasioli, Giorgio D’Amico, Gianni Cordova e Gianni Teodoro.

Dottor Di Pietrantonio, lei ha espresso un giudizio pesante su uno dei candidati alle primarie. Pensa la stessa cosa anche degli altri?

«Non voglio parlare di tutti i candidati. Premetto che sono sempre stato un grandissimo sostenitore delle primarie e ritengo che tutti abbiano il diritto di candidarsi. Al di là di questo, la mia candidatura a sindaco è il frutto di un durissimo lavoro fatto negli anni sui temi più importanti della città. Non credo che le candidature si possano improvvisare e decidere a tavolino in 24 ore senza averci lavorato per anni».

Si riferisce ad Alessandrini, la cui candidatura è stata decisa e annunciata in pochi giorni?

«Mi riferisco anche all’amico Alessandrini. Devo dire che sono rimasto sorpreso per la sua candidatura, comunque legittima. In cinque anni, non c’è stato un impegno di lavoro per consentire di organizzare la sua candidatura. Tra l’altro, ha già fatto questa esperienza cinque anni fa, perdendo nel confronto con l’attuale sindaco Mascia. Io credo che per ogni cosa ci sia bisogno di preparazione. La città ha bisogno di competenza, esperienza, passione e coraggio».

Fonti bene informate sostengono che la candidatura di Alessandrini sia appoggiata da esponenti di spicco del Pd, tra cui l’ex sindaco Luciano D’Alfonso, ora in corsa per la presidenza della Regione. Le risulta?

«Io ho con D’Alfonso un rapporto di amicizia, stima e affetto, ma non di sudditanza. Credo sia al di sopra delle parti, visto che è impegnato nella sfida delle elezioni regionali».

E lei che sostenitori vanta?

«Io non ho nessuno al di sopra e al di sotto di me, ma ho tanta gente al mio fianco, tanti cittadini. Nel mio partito ci sono diverse persone che condividono la mia proposta. Sono con me l’ex segretario del Pd Massimo Sfamurri, il rappresentante del movimento di Renzi Giacomo Cuzzi, l’ex manager della Asl dell’Aquila Roberto Marzetti, la consigliera regionale Marinella Sclocco.

È con lei anche il presidente della Camera di commercio Daniele Becci?

«Becci è un amico da quando eravamo ragazzi, non credo che sia interessato a schierarsi».

Parliamo adesso del suo programma elettorale. Alessandrini ne ha presentato uno di dieci punti.

«Il mio è di 12 punti e ha come slogan: “Pescara riparte” e “Un sindaco vero”. Pescara ha urgente bisogno di qualcuno che si occupi della città. Gli obiettivi più importanti sono indubbiamente la riqualificazione del fiume, il porto, la ferrovia e l’aeroporto. Dobbiamo far ripartire il porto ripristinando i collegamenti con la Croazia e organizzando quelli per la Grecia. Si dovranno intensificare i collegamenti ferroviaria, sia verso nord, che verso sud e anche per Roma. Ancora più importante il rilancio dell’aeroporto che sta morendo».

Per il commercio cosa prevede?

«Altro settore strategico per la città è il commercio. La crisi è costata la chiusura di 700 attività. L’idea è di colpire con le tasse i locali vuoti per incentivare gli affitti. Inoltre, dovranno essere sbloccati tutti i permessi per l’apertura di attività. Senza il rilancio dell’economia, è difficile occuparsi del sociale, degli ultimi, delle persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, dei 30mila anziani, di cui 15mila che vivono da soli».

La prima cosa che farebbe se fosse eletto sindaco?

«Riaprire il Comune ai cittadini togliendo simbolicamente i tornelli per entrare. Poi, ridare fiducia a tutti coloro che vogliono intraprendere e investire in città».

Un’ultima domanda: pensa di vincere le primarie?

«Penso di sì. Le primarie le vince chi riesce a trasmettere passione e a creare entusiasmo».

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