Alessandrini, la prima grana: al Comune di Pescara mancano 25 milioni di euro

La Ragioneria generale fa chiarezza sul bilancio dell’ente e lancia l’allarme. "Se non arrivano subito gli incassi di Tasi e Tari, a settembre finiranno i soldi"

PESCARA. Il Comune ha un grave problema di liquidità. Stavolta a dirlo è la Ragioneria generale che fa finalmente chiarezza sui conti dell’ente, dopo i numerosi allarmi lanciati durante la campagna elettorale dal centrosinistra. Proprio ieri Marco Alessandrini dovrebbe aver ricevuto l’ultima relazione dei revisori dei conti, richiesta proprio da lui per fare luce sui conti dell’ente prima del suo insediamento. Il neo sindaco sospetta di trovare un buco in bilancio addirittura di 35 milioni di euro.

Ma dalla Ragioneria, almeno su questo punto, arrivano delle rassicurazioni. Non ci sarebbe nessun buco in bilancio, c’è invece un serio problema di liquidità. Problema che nasce dal mancato gettito di alcune tasse locali e dal forte ritardo del pagamento dei rimborsi, da parte del ministero della Giustizia, per le spese sostenute dal Comune nella manutenzione del palazzo del tribunale. Secondo i conti della Ragioneria, mancherebbero all’appello all’incirca 25 milioni di euro.

I conti sono presto fatti. I primi problemi di liquidità si sono cominciati a registrare tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di quest’anno, quando gli incassi della Tares, la vecchia tassa sui rifiuti ora diventata Tari, sono risultati inferiori alle previsioni. Più precisamente, rispetto ai 22 milioni di euro previsti, sono arrivati nelle casse dell’ente solo 15 milioni, cioè 7 milioni in meno.

A peggiorare la situazione, spiegano sempre fonti della Ragioneria, hanno contribuito anche le nuove tasse che devono essere pagate quest’anno, cioè Tasi (tassa sui servizi indivisibili, come manutenzione delle strade, polizia urbana, pubblica illuminazione) e Tari (tassa sui rifiuti in sostituzione della vecchia Tares). Era stato previsto che le prime rate di queste due imposte venissero pagate, una a marzo e l’altra entro il prossimo 16 giugno. Ma l’amministrazione comunale uscente, non avendo provveduto a far approvare in consiglio comunale, entro lo scorso 23 maggio, l’apposito regolamento della Iuc, Imposta unica comunale (che contiene i due tributi Tasi e Tari), non ha potuto procedere all’applicazione delle nuove tasse. L’amministrazione Mascia, in realtà, ha provato per ben tre volte a portare in consiglio il regolamento della Iuc, ma tutte e tre le volte è stata costretta a ritirarlo perché la maggioranza non aveva i numeri sufficienti per approvarlo. Il governo, di recente, è venuto in soccorso dei Comuni inadempienti, tra cui quello di Pescara, rinviando i pagamenti al 16 ottobre e al 16 dicembre.

Così, gli incassi previsti per queste due imposte, secondo la Ragioneria, sono slittati. Solo con la Tari sarebbero dovuti entrare nelle casse comunali tra i 13 e i 14 milioni di euro. Facendo la somma dei mancati incassi si arriva così a circa 25 milioni ed è la cifra che manca per consentire al Comune di poter procedere con tranquillità a tutti i pagamenti fino alla fine dell’anno. «Sino al 2011», sottolineano fonti della Ragioneria, «il Comune riceveva i trasferimenti finanziari dallo Stato, ora i Comuni sono costretti ad andare avanti da soli facendo fede solo sulle proprie entrate». Adesso, secondo la Ragioneria, il problema dell’illiquidità del Comune va risolto immediatamente. «È una situazione che deve essere affrontata subito», avverte l’organo contabile, «approvando il regolamento Iuc al più presto. In caso contrario, l’ente avrà soldi per pagare stipendi e mutui solo fino al prossimo settembre».

Questo allarme, tra l’altro, era stato già lanciato l’11 marzo scorso, quando i revisori dei conti del Comune avevano presentato la loro prima relazione dell’anno sul bilancio. «Da tempo», scrivevano i revisori, «i conti consuntivi hanno sempre dimostrato una minore riscossione di entrate correnti, per cui le corrispondenti spese correnti sono state finanziate con l’utilizzo di entrate in conto capitale con vincolo di destinazione mai reintegrate». «Pertanto», concludeva la relazione, «il collegio dei revisori evidenzia l’assoluta necessità di contenere nei limiti dell’indispensabile gli ordinativi di beni e servizi di parte corrente, ancorché impegnati o impegnabili per dodicesimi, in modo da consentire la graduale ricostituzione del fondo di cassa».

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