PESCARA

Allarme dei balneatori: ultimi giorni per salvarci dall’asta / VIDEO

Giovedì c’è il termine per presentare gli emendamenti al Milleproroghe e chiedere un differimento

PESCARA. Con il nuovo anno riparte la fibrillazione tra i balneatori, che temono la messa a gara delle concessioni demaniali. La direttiva Bolkestein ha stravolto i piani della categoria che rischia di perdere tutto ciò che ha costruito, con le aste pubbliche da svolgere entro l’anno. E la speranza di Confcommercio è che in questi giorni si fissino dei paletti in Parlamento, con un emendamento al decreto Milleproroghe, dice dal Sindacato italiano balneari (Sib) il presidente regionale Riccardo Padovano.

Il Sib ne ha parlato oggi in una assemblea regionale che a Pescara con il presidente nazionale Antonio Capacchione che ha raccolto «le richieste della base», dice Padovano in vista di «giovedì, ultimo giorno utile per presentare emendamenti al Milleproroghe in Senato e chiedere un differimento».

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Il presidente dei balneatori: "Noi abbiamo puntato sulla qualità e le spiagge libere sono sempre più vuote"
Assemblea regionale a Pescara, parla il presidente nazionale Sib Capacchione (video G. Lattanzio)

Il suggerimento che arriva da Padovano è «di creare un tavolo tecnico con le associazioni di categoria, nelle commissioni parlamentari, per individuare insieme delle soluzioni, dopo le promesse che ci hanno fatto in campagna elettorale. Se non si decide entro questo mese saremo in difficoltà, l’ultima chance è il Milleproroghe», aggiunge. «Che fine faranno queste imprese, se ci saranno le gare? Tanti sono pronti a comprare, ad invadere il nostro territorio. E le nostre strutture? Sarebbero da demolire, il che vuol dire che le spiagge non si aprirebbero più», dice sollevando una serie di dubbi.

Ottavio Di Stanislao, di Assobalneari-Confindustria ribadisce che «il demanio marittimo, avendo ad oggetto concessioni di beni e non di servizi, non rientra nel novero della Bolkestein. E comunque il decreto attuativo (l’unico) della legge quadro 188/2022, di riordino della materia, stabilisce la necessità di procedere ad una mappatura di tutti i beni pubblici demaniali, come presupposto per procedere a nuovi bandi. Ma una mappatura del genere non c’è e ci vorranno anni, con la partecipazione di tutti gli enti territoriali, per cui è la legge stessa che, di fatto, stabilisce un rinvio», dice.

Peraltro con la mappatura, che «accerterà l’esistente, si valuterà se c’è scarsità della risorsa spiaggia, che è il presupposto di applicazione della Bolkestein. Intanto la nostra preoccupazione è di perdere ciò che abbiamo costruito con i sacrifici di una vita, di non poter programmare oltre il 2023 perché se la mia attività, che è alberghiera e balneare, perderà la porzione di spiaggia, vuol dire che perderò l’azienda».

«Noi riteniamo che non ci sia scarsità di risorse, e con la mappatura delle coste, che sollecitiamo come Cna, emergerebbe che sono più le zone libere che quelle già in concessione. E così cadrebbe il presupposto della scarsità di spiagge», dice Claudio Mille, balneatore storico di Montesilvano (Cna). «Quindi, le attuali concessioni potrebbero rimanere ai vecchi concessionari (con il rinnovo ogni sei anni) e le nuove concessioni potrebbero essere assegnate con evidenza pubblica», suggerisce.

La Bolkestein ha scatenato la paura di perdere «tutto ciò che ho ereditato dai miei genitori e che ho portato avanti negli anni, ora con le mie figlie. Non sarebbe facile rientrare nel mondo del lavoro. Tra l’altro lo Stato mi dà l’area ma l’immobile è mio. Cosa ne sarà? Lo smonto e lo porto via, dopo le gare? Ora crediamo che il Governo - che si è mostrato vicino alle nostre posizioni - si debba sedere al tavolo con Bruxelles», conclude Mille.

«Vogliamo dal Governo una proposta concreta su cui discutere», dice dalla Fiba Confesercenti Andrea Berardinelli chiedendo che «alla categoria venga data la possibilità di partecipare alle gare (ci devono dire che gare saranno), con il riconoscimento degli investimenti effettuati e del fatto che le nostre sono attività prevalenti e a carattere familiare. Cosa vogliono fare di noi? Abbiamo puntato su questi stabilimenti, per il nostro futuro. E ora rischia di interrompersi tutto. Un’altra proroga? Servirebbe a mandare la palla in avanti, ma si rischierebbero contenziosi».