Alluvione del 2013, zero risarcimenti

La Protezione civile non ha fondi per pagare i danni che ammontavano a oltre 10 milioni di euro, beffati 354 pescaresi

PESCARA. Sono passati oltre dieci mesi da quei terribili giorni del primo e 2 dicembre 2013, quando mezza Pescara finì sott’acqua a seguito di un’eccezionale ondata di maltempo e dell’esondazione del fiume. E 354 pescaresi, che subirono gravi danni, attendono ancora un risarcimento. Risarcimento che, molto probabilmente, non arriverà mai, perché il dipartimento nazionale della Protezione civile, costola della presidenza del Consiglio dei ministri, non avrebbe fondi a disposizione per pagare i rimborsi, pari a complessivi 10.123.326 euro, richiesti da privati e aziende pescaresi. Anche il commissario straordinario alla protezione civile in Abruzzo Pierluigi Caputi si è detto molto pessimista al riguardo.

Una beffa enorme per tutti quei cittadini che hanno dovuto presentare le domande per ben due volte con la speranza di ottenere almeno una parte delle somme richieste. Già perché la prima volta per fare le domande erano stati messi a disposizione dei richiedenti moduli risultati successivamente sbagliati. Così, il 5 maggio scorso, il capo del dipartimento nazionale della Protezione civile Franco Gabrielli è stato costretto ad emanare un decreto che ha imposto, attraverso il commissario straordinario regionale Caputi, di riaprire i termini, solo per pochi giorni, per consegnare le domande, obbligando centinaia di persone a ricompilare i nuovi modelli per le richieste di risarcimento. Quelle presentate a dicembre 2013, subito dopo l’alluvione, sono state considerate nulle.

A presentare le domande al Comune sono stati 246 cittadini privati, per un totale di richieste di danni pari a 3.539.071 euro, e 108 tra negozi, imprese e aziende, per un totale di risarcimenti di 6.584.255 euro. Sommando le due cifre si arriva, quindi, a 10.123.326 euro complessivi.

Potevano presentare le richieste tutti coloro che avevano subìto danni al patrimonio edilizio e alle attività economiche e produttive. Per i danni subiti dai privati, la segnalazione doveva essere prodotta utilizzando la scheda «Ricognizione del fabbisogno per il ripristino del patrimonio edilizio privato». La richiesta indirizzata al Comune di Pescara poteva essere presentata dal proprietario, dal conduttore o dal beneficiario dell’immobile. Invece, per i danni subiti da attività economiche e produttive, la segnalazione doveva essere fatta utilizzando un’altra scheda, quella per la «Ricognizione del fabbisogno per le attività economiche e produttive». Una nota del Comune, diffusa nel maggio scorso, informava la cittadinanza del fatto che potevano essere risarciti sia i danni provocati ai beni immobili e alle relative pertinenze, sia ai beni mobili, quali macchinari, attrezzature, materie prime, semi lavorati e prodotti finiti di proprietà dell’impresa. Tutte le richieste sono poi passate prima alla Regione e, successivamente, sono state inviate al dipartimento nazionale della Protezione civile per ottenere i risarcimenti. Lì si sono fermate e ora rischiano di finire in soffitta.

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