Alunni maltrattati, l’inchiesta è chiusa Maestra sott’accusa 

Umiliazioni e insulti ai bambini di una quinta elementare  Nei guai una docente dell’istituto Piano T di Santa Filomena 

PESCARA. Si stringe il cerchio attorno alla maestra di 64 anni arrestata a scuola il 19 ottobre scorso per i presunti maltrattamenti nei confronti degli alunni della sua classe, una quinta elementare dell’istituto Piano T di Santa Filomena. A distanza di sei mesi da quella mattina di inizio autunno, è arrivata la chiusura delle indagini da parte della procura di Pescara.
La donna, che ha alle spalle 30 anni di carriera, con le sue «condotte reiterate» e le ingiurie nei confronti dei bambini, sostiene l’accusa, avrebbe imposto loro «un regime di vita scolastica assolutamente e inutilmente umiliante e vessatorio», costringendo i piccoli «a subire mortificazioni e a respirare un clima di violenza», in uno stato di palese turbamento e di ingiustificata prostrazione e sofferenza.
A mettere nei guai la maestra ci sono le immagini registrate dai carabinieri con una telecamera nascosta in classe nel periodo tra il 9 e il 19 ottobre e le intercettazioni ambientali in cui, tra l’altro, la donna si rivolge agli alunni con espressioni del tipo «Stai zitto animale, non un bambino», «Vattene fuori, animale», e li obbliga a infliggersi punizioni da soli: «Datti due sberle da solo», «Datti una bella sberla tre volte».
Nel capo di accusa, formulato dalla pm Anna Benigni, titolare dell'inchiesta, si parla anche di schiaffi, tirate di orecchie, di capelli, colpi sul sedere, strattoni e, in un caso, perfino un pugno sulla testa. Le indagini sono cominciate a fine settembre dopo la denuncia di una mamma, la quale un giorno si presenta dai carabinieri della Compagnia di Pescara, diretti dal capitano Antonio Di Mauro, e racconta che il figlio era uscito da scuola riferendo che aveva ricevuto uno schiaffo in classe dalla maestra. Un gesto che avrebbe provocato al ragazzino «lesioni personali giudicate guaribili in cinque giorni», si legge nell'ipotesi di reato formulata a carico dell'insegnante. La testimonianza del minore è stata cristallizzata il 25 gennaio scorso in sede di incidente probatorio e ha valore di prova.
Una prova che sarà valutata successivamente dal giudice in sede dibattimentale in un eventuale processo a carico della maestra. Dall'avviso di conclusione delle indagini, atto prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio, la 64enne ha venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogata o per presentare memorie difensive. A carico dell'insegnante, tornata in libertà dopo aver trascorso qualche giorno agli arresti domiciliari, c'è il divieto di insegnare per dodici mesi, quale misura per fronteggiare il rischio di reiterazione del reato contestato.
Una misura interdittiva disposta a suo tempo dal giudice per le indagini preliminari, Antonella Di Carlo, e confermata poi dal giudice del Tribunale del Riesame dell’Aquila, Romano Gargarella, al quale aveva fatto ricorso il difensore della 64enne, l'avvocato Emanuele Dell’Elce, per cancellare o ridurre il divieto di insegnamento per un anno.
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